Sciopero al Corriere per Via Solferino

martedì 17 settembre 2013


Niente Corriere della sera ieri in edicola. Per ora la Gazzetta non ha scioperato. Dopo tanti rumori, tanti negoziati, comunicati, dichiarazioni la proprietà del gruppo Rcs, che edita i due quotidiani, ha comunicato ufficialmente ai rappresentanti dei giornalisti l’intenzione di vendere l’intero immobile dello storico Palazzo di via Solferino, realizzato nel 1903 da Luca Beltrami per farne la sede della redazione del giornale milanese e l’annesso edificio di via San Marco. Si tratta di un complesso che si trova nella zona più costosa di Milano, nel triangolo Garibaldi-Moscova-Solferino sul quale ha posato l’interesse il Fondo americano Blackstone. Questa vendita non è la strada giusta per il risanamento secondo il comitato di redazione che da mesi chiede all’amministrazione delegato Pietro Scott Jovane di prendere iniziative concrete per rilanciare l’intero gruppo editoriale. Dopo le operazioni di prima dell’estate sulla ricomposizione dell’assetto societario e la copertura dei debiti c’era l’attesa di decisioni strategiche soprattutto nel campo digitale ma per i sindacati non è giunta alcuna proposta per rispondere alle sfide dell’innovazione tecnologica. Le uniche decisioni hanno riguardato i pensionamenti, la vendita di alcuni settimanali, considerati non strategici, l’aumento del prezzo del quotidiano a 1,30 euro con il parere fortemente contrario dei giornalisti. La logica presentata dall’amministratore delegato, nell’incontro dell’undici settembre, è stata considerata dal Cdr quella di fare cassa ad ogni costo vendendo il complesso edilizio, concedendo di fronte alle proteste generali di restare in affitto a via Solferino. Una serie di errori su errori del management, secondo il comitato di redazione. Per motivi di attaccamento a 100 anni di storia perché via Solferino 5, come viale Mazzini 14 a Roma per la Rai, il Lingotto a Torino, il Pirellone a Milano, “ è lo specchio di una identità”. Vendere l’edificio non è neppure un buon affare perché la cessione avverrebbe a prezzi attuali ( sui 150 milioni di euro) e quindi in ribasso sul valore del palazzo prima della crisi( 200 milioni) e sulle prospettive di ripresa del settore immobiliare. “I contorni dell’operazione, insiste il cdr, non seguono alcuna logica economica”. Il problema comunque trova fondamento sul fatto che il gruppo Rcs è oberato di debiti, causati in prevalenza dalle scelte compiute in passato con l’acquisto fallimentare del gruppo spagnolo Recoletos a valori esorbitanti. L’esposizione finanziaria è stata ridotta con l’aumento di capitale da parte dei soci ( 400 milioni) che fanno parte del patto di sindacato: il termine per le disdette scade il 31 ottobre. Ma tra i soci ci sono divergenze sulle strategie e sulla gestione. Fortemente critico è Diego della Valle. Il comitato di redazione nel chiedere il blocco dell’operazione vendita/ affitto della sede di via Solferino 5 si domanda “ come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, Intesa San Paolo, il nucleo di comando, accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione?”. Per difendere il valore culturale del Corriere forse sarebbe stato meglio chiedere ai soci o alle banche un altro piccolo sacrificio. Il futuro, osservano i giornalisti, non può che passare attraverso un vero piano industriale che abbia come primo obiettivo l’aumento dei ricavi abbinato alla riduzione dei costi derivanti dai punti critici ( organizzazione, organici, collaborazioni costose, diffusione). Per ora l’ad Jovane tira diritto. La vendita si farà.


di Sergio Menicucci