sabato 7 settembre 2013
Fu chiesto in un film cosa avesse fatto grande l’America. C’era chi rispondeva la libertà, chi la Costituzione, chi lo spirito d’avventura. Ma uno affermò sicuro: “Il rispetto”. Già, il rispetto, un sentimento e un atteggiamento poco provato e praticato in Italia, quasi unica tra le nazioni civili dove “signore” e “signora” suonano talvolta offesa, talaltra distacco. Ogni persona non è considerata in quanto tale. L’individuo non è concittadino, né connazionale. Ma connotato dal suo ruolo, o non ruolo, sociale. L’individuo senza titoli è degradato a signore, cioè persona di basso rango, spesso un signor nessuno, come appunto si dice. La nostra Costituzione, in un apposito articolo, prescrive l’uguaglianza, che dovrebbe essere causa ed effetto della dignità e della considerazione reciproca.
Ma resta un articolo di carta, perché la storia è più forte della legge. La società è intrisa di spirito castale, sicché i rapporti interpersonali, specie tra le autorità e gli individui, somigliano alla relazione tra il lupo e l’agnello della favola. Il superiore non rispetta l’inferiore. Per quanto da inferiore se ne lamenti e perfino se ne indigni, appena l’italiano assume la posizione dominante infligge al sottostante di turno ogni genere di angherie, rivendicandone addirittura il diritto, completamente dimentico di tutte le volte che ha dovuto subire analoghi soprusi. Una società senza rispetto umano non sarà mai né libera, né democratica, né giusta, a dispetto delle più cogenti regole. Un costume civico deferente e leale costituisce il fondamento del sistema politico liberale. Può essere plasmato attraverso una duratura azione educativa e imitativa. Per i pubblici poteri, esso è addirittura un dovere giuridico. Constatiamo invece che in Italia accade di norma il contrario.
Il Paese appare fondato sul disprezzo, lo scherno, l’abuso. I diritti e i doveri sono variabili come incerto è il rispetto, quando non manchi del tutto. In special modo il rapporto tra Stato e cittadini ricalca quello tra sovrano e sudditi. Il povero cittadino scrive e telefona; la pubblica amministrazione non risponde perché non rispetta chi pure la mantiene pagando salatissime tasse. Certo, esistono eccezioni. Ma il rispetto dovrebbe essere la regola. Invece, come insegna il grande Totò, gli italiani sono o aspirano ad essere caporali. Uomini, no.
di Pietro Di Muccio de Quattro