Le scelte obbligate della sinistra italiana

venerdì 30 agosto 2013


Come sanno pure i sassi, il passaggio parlamentare della vicenda giudiziaria di Berlusconi rappresenta il maggior ostacolo nel cammino del governo Letta. E sebbene buona parte del Pd tifa per proseguire l'esperienza delle larghe intese, soprattutto quelli a cui non garba il convitato di pietra rappresentato dal sindaco di Firenze, l'intero partito sembra paralizzato su una posizione farisaica: le sentenze vanno rispettate. Una frase che la dice lunga sul sempre precario equilibrio politico di una forza in perenne crisi di identità.

Tanto è vero che persino lo stesso Matteo Renzi, piuttosto etorodosso rispetto a molti altri temi, su questo piano si è totalmente allineato al giustizialismo forzato espresso dai suoi compagni democratici. Il motivo è molto semplice, elementare direi. Temendo la concorrenza dell'area radicale, a cui appartiene a pieno titolo anche il M5S, il Partito democratico non vuole offrire all'esterno la pur minima impressione di far qualcosa per venire incontro alla difficile situazione del Cavaliere. Su questo piano anche il rinvio di un solo giorno nella decisione del Senato darebbe adito alle aspre critiche dell'estrema sinistra, la quale lancerebbe ai danni del Pd l'infamante accusa di fiancheggiare un pericoloso pregiudicato.

Ora, nonostante l'evidente strumentalità manifestata da chi vorrebbe vedere Berlusconi impiccato al più alto pennone, la presenza anche nel partito di Epifani e Letta di una radicata cultura giustizialista e forcaiola, tenuta in piedi da troppi anni di ambiguità politica, lega sostanzialmente le mani agli eredi del vecchio Pci. Ed è per questo che la proposta avanzata da Luciano Violante di rinviare alla Consulta alcune palesi eccezioni di costituzionalità, pur apparendo assolutamente ragionevole, è rimasta totalmente isolata dentro il Pd e tale, probabilmente, resterà.

D'altro canto, così come in tanti altri aspetti, avendo convissuto -ed anche lucrato- con l'antiberlusconismo militante per troppi anni (con qualche tentativo abortito di smarcamento culturale, come quello portato avanti da Veltroni nelle politiche del 2008), allo stato attuale i democratici sono costretti ad indossare una sorta di camicia di forza autoimposta onde evitare ancora una volta di fare i conti con una profonda mancanza di strategia politica. Da questo punto di vista il citato antiberlusconismo continua a rappresentare il rifugio dei mediocri e dei farabutti.


di Claudio Romiti