venerdì 9 agosto 2013
Una boccata d’ossigeno per l’editoria. Nella prossima legge Finanziaria (che sarà varata a settembre) il governo inserirà la disponibilità di 50 milioni all’anno per i prossimi 3 anni per fronteggiare la grave crisi in atto e far ripartire il sistema editoria. La conferma è arrivata con l’accordo tra Palazzo Chigi (rappresentato dal Sottosegretario Hiovanni Legnini) e le associazione di settore dalla Fieg all’Inpgi, dal Consiglio dell’Ordine ai sindacati dei lavoratori, dai distributori agli edicolanti, dalla stampa periodica ai settimanali cattolici. Coinvolta nell’operazione quasi tutta la filiera dell’editoria: produzione news, pubblicazioni (stampa e online), distribuzione e vendita.
Mancava il mondo della radio e della televisione. Il moltiplicarsi degli stati di crisi aziendali, il calo della pubblicità e delle vendite in edciola richiedono la messa in campo di tutti gli strumenti e le pur scarse risorse per costruire un piano industriale di rilancio del comparto. La necessità di interventi normativi urgenti etra stata sottolineata all’inizio di agosto con una risoluzione del Senato che aveva riscosso un’ampio consenso. Non c’è tempo da perdere. Arriva, pertanto, un “decalogo” di misure oper arginare la crisi che soffoca il mondo dell’editoria e individuare le vie per la ripresa. C’è, pertanto, la necessità di nuovi strumenti di sostegno perché quelli contemplati dalle leggi vigenti non sono più sufficienti. Se si guarda all’Europa anche altri paesi registrano grosse difficoltà del sistema informativo. In Francia per esempio il presidente Francois Hollande eil suo governo hannop deciso d’intervenire in maniera decisa e massiccia insmpegnando solo per il 2013 risorse pubbliche per un valore di 516 milioni di euro, cifra superiore a quella stanziata per il triennio dallo Stato italiano. Si parte, comunque, con il rifinanziamento del credito agevolato alle imprese, con il sostegno alle “start up”, con la formazione dell’offerta legale online e un’intesa tra editori e motori di ricerca per individuare forme di pagamento per l’uso delle news in rete.
Questo primo passo dovrà sostenere i processi d’innovazione tecnologica e di ristrutturazione aziendale attraverso il rifinanziamento di mmisure come il credito agevolato. Altri campi d’intervento mirano a favorire la nascita di nuove imprese ispirate a modelli innovativi, a rifinanziare gli strumenti di protezione sociale a partire da quelli previsti dalla legge 416 del 1981 (la prima vera legge sull’editoria a firma di Sandro Pertini). Altre misure riguardano l’incentivazione fiscale, lo sviluppo delle potenzialità delle piattaforme digitali e l’offerta dei contenuti multimediali e digitali. Il capitolo più concreto riguarda il Fondo gestito dalla Presidenza del Consiglio per i contributi diretti per il triennio 2013-15. verranno garantiti un livello adeguato e stabile di finanziamento, la prosecuzione dell’attuale regime tariffario concordato con le Poste, conteplando ultyeriori alleggerimenti delle tariffe per imprese minori o non profit. L’accordo è stato considerato un buon primo passo ma per avere un quadro completo manca il coinvolgimento del mondo radio-televisivo. Soprattutto quello pubblicitario che dirotta gran parte degli introiti nelle televisioni (Rai, Mediaset, Sky, La 7, etc). Ci sono infine due emergenze: quella culturale che riguarda il Sud e gli abbonamenti. Solo 60 persone su mille acquistano un quotidiano nel Mezzogiorno contro 104 nel Nord. Solo 9 copie su 1000 sono vendute in abbonamento. Per conquistare nuovi lettori gli editori propongono che la spesa, per lo meno degli abbonamenti, possa essere scaricata dalla dichiarazione dei redditi.
di Sergio Menicucci