mercoledì 7 agosto 2013
Come incideranno gli ultimi eventi sul futuro economico e imprenditoriale del gruppo Fininvest? Molti osservatori in queste ultime ore hanno ventilato l’ipotesi di una discesa in campo politico di Marina Berlusconi. Una specie di paracadute. Troppe circostanze, però, ne evidenziano e ne sconsigliano il passo. È più probabile che, superata l’emergenza, Silvio Berlusconi passi a rafforzare l’impegno azionario e manageriale dei figli, ridisegnando il libro soci della Fininvest magari immettendo un nuovo socio di fiducia, appoggiandosi sull’esperienza di Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Va ricordato che Finivest è una holding dell’omonimo gruppo di comunicazione a carattere internazionale. La società opera nei settori della televisione commerciale e del cinema con Mediaset (controllata al 41%) e Medusa (100%) distribuzione di film, e dell’editoria con Mondadori (53%) e dello sport con il Milan (100%).
L’azienda ha poi partecipazioni pari al 36% del gruppo Mediolanum alla pari del gruppo Doris e controllla il 100% del teatro Manzoni di Milano. Fondata nel 1978 da Silvio Berlusconi è nata dalla fusione delle attività edilizie dell’imprenditore milanese (ha costruito Milano 2 e un quartiere di Olbia tra l’altro) con il canale Telemilano e il Teatro Manzoni. L’anno successivo sono state create Reteitalia e la concessionaria di pubblicità Publitalia 80. Nel 1986 Berlusconi ha acquistato la società Milan calcio e nel 1988 il 70% della Standa che ha poi rivenduto. Negli anni Novanta è entrato nel settore dei parchi di divertimento partecipando alla costruzione di Mirabilandia, ceduta poi a investitori tedeschi. È del 1995 l’entrata nella produzione e distribuzione cinematografica con l’acquisto di Medusa e l’anno dopo la distribuzione di Pagine Utili, poi cedute nel 2008. La discesa in campo politico ha favorito o no l’imprenditore Berlusconi? Ognuno ha un proprio parere. Vediamo i fatti. Fu proprio sotto il governo dell’Ulivo che avvenne l’operazione-monstre della quotazione che di fatto separò i destini di Fininvest, a quel punto una pura holding, e quelli della tv commerciale battezzata Mediaset. Protagonisti due super-manager: Franco Tatò e Ubaldo Livolsi.
«In una sola notte dell’inverno 2005 - ricorda il Sole 24 ore - Fininvest vendette il 16% di Mediaset tramite la banca americana Jp Morgan. Il prezzo di 9 euro ad azione permise di chiudere i bilanci con un record di 600 milioni di utili. Da allora è iniziata la discesa fino al primo rosso della storia nel 2012». Sbarcata in Borsa nel 1996 al prezzo di 7 mila lire (3,62 di euro), Mediaset dopo anni che si è mantenuta sui 10 euro è scesa ai minimi storici poco sopra un euro a metà novembre 2012. Erano gli anni di Berlusconi a Palazzo Chigi. Il prezzo dopo la sentenza della Cassazione è risalito a 3,3 come ai tempi della partenza. Sembra quasi che le fortune economiche e politiche del Cavaliere e quindi gli alti e bassi, coincidano. Paradossalmente subito dopo la sentenza della Cassazione Silvio è più ricco di 8 mesi fa, grazie al super rally di Mediaset in Borsa che ha portato la mini-capitalizzazione di 1,3 miliardi a quasi 3. Dopo la sentenza i titoli della galassia Fininvest si sono mossi in ordine sparso ma senza reazioni eccessive in Borsa. Il colpo giudiziario non sembra aver sfiorato la Mondadori e Mediolanum mentre solo il colosso televisivo ha registrato un andamento negativo.
La condanna cambia poco per il gruppo dei media? Solo gli smottamenti di rilievo negli assetti politici (sentenza definitiva sull’interdizione) potrebbero avere riflessi per le società del gruppo i cui conti della semestrale del 2013 presentano risultati inferiori alle attese sia in termini di ricavi che di utile netto, anche se migliorano la redditività operativa, il piano-tagli marcia in anticipo ai tempi fissati e a luglio la pubblicità è cresciuta del 4%. Gli analisti mantengono la cautela sul gruppo di Cologno. Nessuno dimentica che Mediaset negli ultimi 30 anni ha portato in Italia un nuovo modo di fare televisione differenziandosi dagli standard Rai, finanziandosi solo tramite pubblicità, accrescendo posti di lavoro e produzione. Ispirandosi a modelli commerciali e televisivi americani Mediaset è diventata l’alternativa di successo del modello pubblico. Il simbolo dell’azienda, il basilisco, detto Biscione dalla casata milanese dei Visconti, s’è imposto in tutto il mondo.
di Sergio Menicucci