Il solito tempismo di Giorgio Napolitano

sabato 3 agosto 2013


Eh no, caro presidente Napolitano, le sue sono lacrime di coccodrillo. È il suo solito tempismo! Possibile che ci arriva sempre in ritardo, come su quel maledetto 1956 a Budapest? Anche Lei, come molti illusi (o ipocriti), pensa davvero che solo ora che Berlusconi è condannato in via definitiva sia finalmente possibile riformare la giustizia? È proprio questo che ha lasciato intendere con la sua nota di giovedì sera: rispetto per la magistratura, ma allo stesso tempo nemmeno Lei vi ripone troppa fiducia, se avverte che “ora” occorre sbrigarsi a ridimensionarla.

Ed è grave che Lei abbia tra le righe ammesso che fino ad oggi il Parlamento era interdetto a farlo, non libero di riformare la giustizia, perché sarebbe sembrato un favore a Berlusconi e un dispetto ad alcuni settori influenti della magistratura. È un'amara verità, quella della politica sotto il ricatto della magistratura, la quale però un presidente della Repubblica, che nel nostro paese è a capo dell'ordinamento giudiziario, aveva il dovere di denunciare apertamente ben prima di giovedì, non tra le righe di un comunicato successivo all'estromissione dalle istituzioni del leader di 10 milioni di italiani. In quella nota Lei, presidente Napolitano, conferma indirettamente che contro Berlusconi ha agito una giustizia politica. Be', ora è un po' tardi per chiudere la stalla: le condizioni per riformare la giustizia non sono state mai favorevoli, è vero, ma oggi le chance sono pari allo zero.

 È impensabile che proprio ora, dopo il maggior successo dei magistrati politicizzati, i partiti trovino la forza per arginare il loro strapotere. Se si azzardano, gli esponenti berlusconiani subiranno lo stesso trattamento del loro capo. E quelli del centrosinistra, che hanno cavalcato le iniziative mediatico-giudiziarie per sconfiggerlo, dal momento che non ci riuscivano politicamente, sono ancor più sotto il ricatto del partito dei giudici e dell'estremismo forcaiolo che essi stessi hanno alimentato. Si tratta di una magistratura che ha rivendicato il potere di selezionare la classe politica. E, complice anche il Suo silenzio, oggi se ne è appropriata. Ormai la magistratura politica ce la tieniamo, con o senza Berlusconi. Tante grazie, presidente.


di Federico Punzi