venerdì 2 agosto 2013
Dieci anni di Sky. I 3650 giorni che hanno cambiato la vita televisiva degli italiani. A pagamento e soprattutto calciofili. Ad aprile 2013 gli abbonati( fonte Auditel) erano 4 milioni 579 mila su un totale di 25, 2 milioni di famiglie. La crisi economica ha “rosicchiato” quasi 500mila abbonati in due anni, nonostante importanti acquisizioni nei diritt sportivi come le Olimpiadi di Londra, i Gran premi di Formula uno, la Champions League e l’introduzione del decoder criptato che ha fatto sparire il mercato illegale delle smart card. La “ killer application” della pay tv resta il calcio. Per il resto non c’è un vero e proprio palinsesto generalista. La piattafofrma investe poco nel prodotto made in Italy e meno che mai nella fiction. Altgre criticità si trovano nell’informazione nonostante la presenza di Sky Tg24, che diventa HD, dove tuttavia mancano anchorman dalla spiccata personalità e di forte credibilità e le inchieste giornalistiche.
Per l’amministratore delegato Andrea Zappia, che ha presentato le novità del decennale, il futuro è «il mercato unico dell’intrattenimento dove si combatte per conquistare l’attenzione degli individui mentre in Italia si vendono ancora contenuti per piattafofrme. Una cosa inutile». Visti, comunque, i successi della Rai e di Mediaset per i bambini anche Sky potenzia “Classica” che entra nel bouquet per consentire ai ragazzi di navigare in tutta la programmazione a loro dedicata sui canali “ 600” della piattaforma. Per festeggiare i 10 anni è stata scelta Rio de Janeiro per lanciare «i 13 mesi più ricchi di avvenimenti di sempre: 400 giorni di sport, 2500 eventi, 6500 ore di dirette». Dal campionato di calcio alle coppe europee, dalle Olimpiadi invernali di Sochi in Russia di nuovo in Brasile nel giugno del 2014 per i mondiali con tutte le partite in diretta di cui 39 in esclusiva mentre la Rai trasmetterà tutti gli incontri della nazionale Azzurra di Cesare Prandelli e le fasi finali. A proposito delle esclusive tv è arrivata una setneza della Corte di giustizia europea secondo la quale i paesi dell’Unione hanno diritto di vietare l’esclusiva in televisione di eventi di particolare rilevanza sociale e tra questi sono inclusi le Olimpiadi e i mondiali di calcio.
Per Zappia se il calcio italiano vorrà maggiori introiti dai diritti della pay tv dovrà, comunque, cambiare in meglio e presto, prima dell’asta per i diritti del triennio 2015-18, proponendo un campionato a 18 squadre e l’anticipo alle ore 19,45 della partita della domenica sera. Ha escluso qualsiasi possibilità di accordo con Premium di Mediaset. Il colosso di Rupert Murdoch è pronto ad investire 5 miliardi in dieci anni. Un futuro che parte da lontano. Era il 2003 quando dalla fusione tra i fornitori satellitari Stream e Telepiù nacque Sky, il marchio internazionale che significa “cielo”, creato in Inghilterra nel 1989 dalla fusione di due società e da allora utilizzato in tutto il mondo dalle società controllate dalla “News Corporation” del magnate australiano Rupert Murdoch, soprannominato lo “ squalo” per le sue ardite operazioni in tutti i settori dei media mondiali.
La vicenda della tv a pagamento parte in Italia nel 1990 quando il Parlamento approvò la “legge Mammì” , dal nome del Ministro repubblicano, sulla regolamentazione dei mezzi di comunicazione. La società Telepiù controllata dal tedesco Leo Kirch (45%), da Vittorio Cecchi Gori ( 35%) e da Berlusconi ( 10%) ottenne 3 concessioni teleevisive per una piattaforma a pagamento. Varie vicende portarono prima Gori, Rupert e Kirch ad uscire di scena permettendo l’ingresso e il controllo dei francesi di Canal plus del gruppo Vivendi. Entrato in crisi anche questo Sky assorbe Telepiù e lancia la piattaforma satellitare, ereditando gli abbonati anche di Stream. È l’inizio della nuova avventura.
di Sergio Menicucci