sabato 13 luglio 2013
Il debito degli italiani (incolpevoli) continua vertiginosamente a crescere arrivando a 2041 miliardi di euro, con un costo per interessi di 80 miliardi. Sta in questo la vera causa dell’arretramento economico e della continua caduta del Prodotto interno lordo (Pil). Le terapie fino ad oggi adottate da tutti i governi di centrodestra e di centrosinistra hanno provocato danni maggiori della malattia. Infatti, per ridurre il disavanzo hanno puntato sempre sul provvedimento più banale, l’aumento della pressione fiscale che tutti i più elementari princìpi economici indicano come responsabile dell’aggravamento della recessione. Infatti la crescita del Pil è innanzitutto proporzionale alla crescita della domanda interna, che è alla base dei consumi. L’aumento della fiscalità, in Italia tra le più alte al mondo, non può che aggravare la situazione perché sottrae risorse e quindi riducendo la capacità di spesa, riduce la domanda interna e quindi la voce più importante del Pil. È evidente che se si riduce il Pil si riducono le entrate tributarie e quindi il fabbisogno dello Stato, per ottenere il pareggio di bilancio impostoci dall’Unione europea, aumenta, è il cane che si morde la coda. Sarebbe necessario ridurre gli sprechi che sono enormi per poter ridurre le tasse alle imprese e ai cittadini e quindi creare un circolo virtuoso che ci permetterebbe in pochi anni di avere una vita migliore e dare una sicurezza al futuro dei nostri giovani. Ma i politici che, ben conoscono questi argomenti, non pensano per nulla di abbandonare comportamenti al cui confronto quelli adottati dai Proci che sperperavano il patrimonio di Ulisse sembrano tipici di dilettanti. In verità nel corso dei decenni abbiamo assistito alla formazione di tante commissioni che avrebbero dovuto individuare i tanti sprechi pubblici, ma questi risultati sono da sempre rimasti ignorati e dormono in qualche cassetto ben nascosto. Questo Governo pensa di vendere ciò che resta di quello che una volta era un nostro immenso patrimonio pubblico, ma a che serve vendere le proprietà se il ricavato continua ad essere sperperato? Ciampi, allora ministro dell’Economia, aveva pubblicato il resoconto di una commissione che informava che lo Stato aveva proprietà esattamente pari al nostro debito. Oggi abbiamo circa il 20% di quelle proprietà e un debito del 300% più alto. Qualsiasi buon padre di famiglia che si trovi in difficoltà riduce le spese superflue e oggi arriva anche a ridurre le spese alimentari; al contrario i nostri politici sperperano le nostre risorse mostrando di considerarci sudditi più che cittadini.
(*) Componente della “Comunità de L’Opinione”
di Enzo Maiorana (*)