venerdì 12 luglio 2013
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole televisivo, anzi di antico. Il recupero della verifica in diretta delle voci alternative, la volontà, invero così rara da vent’anni, di comparare due posizioni amando la dialettica degli opposti per giungere, forse, a qualche sintesi. Cosicché la seconda puntata di “Virus” su Rai 2 di Nicola Porro, recentemente approdato da La7 alla Rai, ha confermato, meglio che nella prima, la filosofia di fondo del conduttore-politicamente non di sinistra, ma del “Giornale”, che recupera per l’appunto una dimensione radicalmente diversa, anche se analoga, dell’uso della piazza in televisione. Uso e, soprattutto, abuso, che dagli esordi della santoriana “Samarcanda” in poi - e grazie all’esplosione di Tangentopoli che quel tipo di tv attizzò e aizzò in nome dell’antipartitocrazia, sentina di ogni vizio - ha imposto uno stile, si fa per dire, del senso unico obbligato, ovvero della piazza, più o meno elettronica, chiamata come coro urlante e assurta a giudice supremo dell’imminente ghigliottina antipartiti. Things change, come si dice.
Ma più che le cose, cambiano le offerte politiche trasformandosi lungo le scale del tempo e diventando, a loro volta, occasioni nuove e diverse per coniugare politica e spettacolo, e, ovviamente giustizia. Solo che, a differenza del solito furore, stiamo oggi assistendo in tv, ma pure alla radio, vedi la necessarissima ed esemplare “Zanzara”, a una rinnovata capacità di confronto che, non è un caso, deriva non solo o non tanto da un cambio di stagione politica – l’attuale è fragile ma ha un punto di riferimento e di stabilità nelle convergenze parallele e nell’equilibrio garantito dal Quirinale - quanto soprattutto dal cambio dei conduttori. Il caso di Virus è a suo modo esplicito e, al tempo stesso, intrinsecamente diverso e dunque migliore, probabilmente una finestra che si apre su un panorama dove se ne scorgevano i prodromi, sia pure timidamente, vedi il caso di “In onda” con la coppia Porro & Telese, con quest’ultimo, pare, alle viste della trasmissione “Matrix” di Mediaset.
Un segno chiaro e forte, anche questo. Dunque, la piazza Porro ha avuto l’appropriata idea di cambiare, nel Format tradizione di questi talk-show, il punto di vista, nel senso che lo ha raddoppiato: la piazza urlante di un paese campano che non vuole l’inceneritore, donde una multa milionaria dalla Ue e gli altrettanti milioni spesi per trasportare i nostri rifiuti verso termovalorizzatori stranieri; e l’altra piazza, quella dei caschi gialli dei costruttori che chiedono chiarezza e rispetto dei tempi d’attuazione, e in studio politici e imprenditori e la new entry Oscar Giannino che rivediamo sempre con piacere. La novità della dialettizzazione degli opposti, al di là dei clangori nullisti alla maniera grillina, ha evidenziato un inedito terreno di scambio televisivo, di interesse reciproco dello spettatore, di possibilità di farsi un’idea delle cose come stanno e non come vengono blaterate incorporando l’inappellabile condanna della perenne imputata politica. Se poi Virus chiude con un’esemplare intervista a quel grande intrattenitore, colto e scafato, come Tarak , un mix di Islam, Cristianesimo e Ebraismo dichiarato e condito da una formidabile consapevolezza economico-politica (ha difeso perinde ac cadaver l’amico Silvio), ne è derivato un spettacolo diverso e dignitoso.
L’altra piazza è quella di Paolo Del Debbio: “Quinta Colonna – Il Quotidiano”, in onda su Rete 4. Qui il caso è più complesso perché la quotidianità impone ritmi diversi con offerte multiple e con le piazze mutevoli. Anche qui le ascendenze sono le solite, ma le variazioni sul tema politico divergono dal panorama sostanzialmente conformista e gauchista dell’infotainment all’italiana. La sveglia a quella bella addormentata (per anni e anni) Mediaset nel tran tran degli spettacoli pro audience, dal Grande Fratello a Bonolis, è suonata. Tra l’altro, ”Quinta colonna” vince spesso nell’Auditel sulla concorrente Lilli Gruber, che, peraltro, sa il fatto suo. Anche questo un segno dei tempi. Che cambiano.
di Paolo Pillitteri