Orazione funebre per Roma

venerdì 31 maggio 2013


Amici, Romani, concittadini, prestatemi ascolto. Voi volete seppellire Roma? Il male che gli uomini fanno vive oltre di loro; il bene sovente rimane sepolto con le loro ossa; e così sia di Alemanno. Io vengo a seppellire Roma se vince Marino, non vengo a lodare Alemanno. I nobili giornalistelli pagati dalla sinistra, i cantanti, i cineasti, le loro mogli e compagne, i somari intellettuali del regime rosso, i nuovi parvenus della politica romana Vi hanno detto che Alemanno è ambizioso, non all’altezza del compito: se è vero è un grave difetto: e gravemente Alemanno ne ha pagato il fio.

Qui, col permesso di Marino e degli altri – perché Marino è uomo d’onore; così come sono tutti uomini d’onore quelli che ora lo circondano e lo hanno votato –, io vengo a parlare al funerale di Roma. Alemanno non è mio amico, non lo conosco, non è stato fedele e giusto verso di me, ma Marino dice che ha distrutto Roma, la sua gestione è stata un disastro e Marino è uomo d’onore. Molte ristrutturazioni, interventi di risanamento tra cui quello dei conti egli ha fatto per Roma, il denaro risparmiato per coprire i debiti avuti in eredità hanno riempito il pubblico tesoro: è questo atto ambizioso ed insufficiente in Alemanno? Quando i poveri, gli indifesi, gli oppressi di ogni patria hanno pianto, Alemanno ha lacrimato: l’ambizione, l’inettitudine dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Marino dice ch’egli è ambizioso ed inetto; e Marino è uomo d’onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Marino dice, ma qui io sono per dire ciò che io so.

Molti lo avete votato una volta, né senza ragione, era un giovane ingegnere, non affascinato dalle idee di sinistra: qual ragione vi trattiene dunque dal rivotarlo? O senno, tu sei fuggito nella pochezza di Marino, nella illusione di una città migliore, fatta di promesse e di sperpero di pubblico denaro come è avvenuto per 40 anni a Roma con le Giunte di sinistra e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace qui sulla bara di Roma e debbo tacere anche se la fine sembra vicina. A Roma viene fatto gran torto. Pur ieri la parola di Roma avrebbe potuto opporsi al mondo intero: ora giace qui con Marino vincitore al primo turno delle elezioni per il Sindaco di Roma. O Romani, se io fossi disposto ad eccitarVi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Marino ed ai suoi clientes, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore: e non voglio far loro torto, preferisco piuttosto far torto alla defunta Roma, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente.

Ma qui c’è una pergamena col sigillo di Roma – l’ho trovata nella mia memoria – è il testamento di Roma: che i cittadini odano soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo leggere, e andrebbero a baciar le ferite della morta Roma, ma lo ricordo a Voi cittadini di Roma che avete il dovere di rispettare il futuro dei Vostri figli e di quelli che verranno. Pazienza, gentili elettori romani, io non debbo leggerVi il testamento di Roma, forse non è bene che voi sappiate quanto Roma vi ama. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Roma, esso v’infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene non sappiate che siete gli eredi della Grande Roma, perché se lo sapeste allora non votereste Marino, per la semplice ragione che Marino non è un figlio della sinistra, la quale può vantarsi di tanti risultati eccellenti di tante idee condivisibili, di tanti programmi da sottoscrivere. Marino non appartiene idealmente a nessun partito, il suo partito di riferimento è il “nulla”. In verità Vi dico che se il candidato della sinistra fosse stato Gentiloni (che non è stato voluto alle primarie, solo il 10%) io Vi direi può fare bene ed è bene cambiare per verificare un nuovo Sindaco alla guida della città.

Un tempo si diceva vieni avanti Marino, proprio per non farlo venire. Ma adesso non possiamo più dire vieni avanti Marino, perché è già avanti e Roma corre il pericolo di morire. Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso. Tutti conoscete questa Roma che non Vi piace, ma quella che verrà con Sindaco Marino trapasserà con un pugnale il cuore di Roma, che sarà trafitta. Il sangue di Roma si precipiterà fuori della Vostra casa; rudemente la orazione funebre busserà per annunciarVi che non potrete più risorgere. Ricordate Ignazio Marino e Concita De Gregorio nella sfida all’Okey Corral, nel leggendario regno di Ballarò, un vero ricovero per cavalli azzoppati (corral vuol dire ricovero per cavalli). Lui docente universitario di chirurgia dei trapianti, Lei direttora del quotidiano l’Unità. Una gara senza esclusione di colpi a chi la dice più stupida, una competizione senza scatto alla risposta. I loro interventi a Ballarò hanno lasciato di stucco milioni di telespettatori. Grande fantasia, capacità di racconto senza eguali, una gara entusiasmante piena di colpi di scena.

Risate a crepa pelle, boutade di ogni genere, sganasciate ai limiti della rottura della mandibola. Frasi che lasciano il segno: non comprate i cannoni, comprate i fiori; la cultura è importante, privare qualcuno della cultura è privarlo della vita; il bene è il bene, il male è il male; indignarsi è segno di sensibilità. Il giorno è giorno, la notte è notte; il giorno è diverso dalla notte, la notte è diversa dal giorno. Marino tenta l’affondo in scivolata: è meglio avere i soldi che non averli; bisogna dare soldi alla ricerca, all’università, alla scuola, alla famiglia, alle forze armate, ai poliziotti, alle casalinghe, ai lavoratori, agli imprenditori, agli agricoltori, insomma a tutti; più generosità, più diritti per tutti, più, sempre di più. I due sfidanti non si preoccupano delle sacche di sprechi impressionanti nella Pubblica Amministrazione: sanità, difesa, pubblica istruzione, università, industria, commercio, turismo, comunicazione. Scempio del denaro pubblico, di opere iniziate e mai ultimate, dopo che l’appaltatore ha incassato il malloppo; false imprese costruite nel sud, con finti lavoratori che ricevono uno stipendio per contemplare le stelle. Montagne di euro sperperate dai clienti dei partiti. Regioni, province e comuni che lamentano i danni subiti, minacciando di chiudere i servizi sociali, mentre per altre vie ingrassano consulenti, associazioni, fondazioni amiche. Inventano lavori ed opere inutili, innaffiano consorzi, cooperative, comitati, centri di formazione professionale, elargendo somme ai sindacati di ogni ordine e grado. Cittadino, Roma ti guarda.


di Carlo Priolo