venerdì 12 aprile 2013
Quel che ha fatto più pena, nelle ore immediatamente successive alla morte di Margaret Thatcher, è stata l’ondata di critiche, di giudizi sprezzanti ed anche di macabre danze inneggianti alla sua scomparsa. Non è successo solo in Italia, ma da noi, come è stato evidenziato, ha raggiunto l’acme di parole crude da damnatio memoriae pronunciate dall’uomo dello smantellamento delle partecipazioni statali e pubblicate dal giornale ufficiale degli industriali. Insomma, l’impiccagione del cadavere di un individuo, perpretato dai suoi stessi familiari. Hollywood e Meryl Streep nel film "The Iron Lady" con pesante indelicatezza usarono l’Alzheimer che dal 2008 aveva colpito la leader conservatrice Uk, per trasformarlo in un insieme di improbabili e bugiardi rimorsi allucinati, che avrebbero riguardato le idee unpolitically correct della lady di ferro, dalla difesa della pena di morte all’antiabortismo, dall’antistatalismo, antieuropeismo ed antisindacalismo al patriottismo militare, fino alla difesa del Sudafrica dell’apartheid. Un metodo tanto ipocrita e spietato di denigrare, usato dalla sinistra culturale americana, da risultare peggiore di quello dell’insulto pesante e diretto usato, urbe et o rbi, in “W” o “Forever”nei confronti di Bush e Berlusconi.
Ovviamente non è vero che alla Thatcher si debbano ”crisi e disparita' in tutto il mondo”. Le si devono invece quattro schiaccianti vittorie fondate sulla libertà individuale, quella della crescita mondiale che; hic et nunc, procede al 4%; quella che in Occidente ha trasformato la sinistra ed il sindacato Usa e Uk in una destra non conservatrice ma lib-lab; quella che ad Oriente, ha trasformato Russia e Cina in paesi capitalistico-dirigisti; quella del ricambio della classe dirigente sulle elites parassitarie ed inamovibili. Dovunque, i luoghi del sapere e dei nmedia che pure usufruiscono largamente di questi risultati e delle loro conseguenze, li disconosce. In Italia lo fanno di più, per una sorta di vigliaccheria che fa sempre temere le reazioni di masse di lumpenproletariat. Non c’è da rimpiangere la mancata ascesa di una Thatcher in Italia, che peraltro non si sarebbe potuta realizzare neanche in Francia, Spagna e Germania. L’Iron Lady era conservatrice, non solo liberale ma anche patriottico-militarista: interpretava la difesa della libertà individuale come anche la tutela degli interessi all’estero dei cittadini (inglesi), cosa comune agli anglosassoni. Un qualunque leader europeo che imbocchi la stessa strada evocherebbe l’espansionismo europeo e le sue guerre civili.
L’Europa, e con essa l’Unione, ha dei limiti oggettivi storici, in parte caduti con l’unificazione tedesca e la ritirata slava. Una Thatcher europea punterebbe ad una vera unificazione continentale con la stessa determinazione (e lo stesso sangue versato) di un Lincoln. La Thatcher risollevò l’Uk dalla decadenza preparandola per l’attuale forza finanziaria. Una Thatcher europea, che uguale e contraria al suo modello, punti alla leadership dell’euro, finirebbe in guerra con Londra e New York. Il modello più corporativo franco-tedesco non necessariamente presenta tutti i difetti dello statalismo latino, né offre meno libertà di quello UK. Ora come ora l'Europa non può, né vuole discutere degli equilibri internazionali; quindi non vuole una Thatcher europea; anzi usa l’Unione come una camicia di forza. Non potrà essere così a lungo, di fronte alla guerra finanziaria in atto tra le grandi macroregioni mondiali. E’ qui che risulta opportuna la riflessione sulla necessità di rifondare o meglio restaurare il centrodestra. Nel contesto italiano (ma più ampiamente sudeuropeo) la costante maggioranza moderata è rimasta ostile alla liberalizzazione per il timore di restarne sopraffatta: preoccupazione reale, dato il dualismo strutturale tra nord e sud interni, che riguarda lo stesso centro politico. Si è detto giustamente che una Thatcher italiana avrebbe fatto la fine di Craxi e che i governi Berlusconi sono stati più che liberali, socialdemocratici, il che è bastato per scatenare una guerra ad personam.
Un corporativismo socialdemocratico non troppo asfissiante e che mantenga in vita inutili business di sopravvivenza è la posizione politica più a destra possibile, di fronte ad una sinistra mutante che riesce coniugare inconsistenza delle istituzioni, economia privata resa pubblicistica e sfruttamento della diffusa nube imprenditoriale. Il tempo della restaurazione è ormai presente. Uno dietro l’altro hanno perso senso di sé i popoli cattolico, socialdemocratico, laico e nazionalista, per non parlare di quello comunista. Dopo Berlusconi, il muro divisorio di principio aumenterà la confusione. Resterà chi vuole più sviluppo e benessere nell’unità nazionalcontinentle e chi, dietro una scusa o l’altra lavorerà per la divisione. Il primo campo è quello del nuovo centrodestra. Un nuovo centrodestra dovrebbe, come fa l’economia, pensare a livello europeo e proporre a quel livello la riformulazione delle autonomie locali, la spinta semplificatrice e dirigista sia del Capo di Stato dell’Unione continentale che dei Capi di Stato nazionali, l’applicazione delle best practises normative a livello europeo. Lo dovrebbe fare su un piano di partito transnazionale latino che veramente candidi europei nelle elezioni anministrative europee.
Dicendosi e dicendo alcune verità, cioè che 1) oggi gli interessi nordeuropei non sono identici a quelli sudeuropei e che a riguardo le dimissioni degli peudo capi Unione alla Rompuy si impongono;2) che il prevalere degli uni o degli altri dipende dalla posizione di Francia e mondo dell’est e che a riguardo una Thatcher difenderebbe l’Ungheria dagli strali di Bruxelles; 3) che in questo contesto la riforma della giustizia e dello stato burocratico si fa con una vera e propria guerra non indolore; 3) che la solidarietà è oggi non vessare i cittadini fissando un massimo fiscale europeo; 4) che questa è una battaglia da farsi dentro e non fuori i grandi contenitori, Pdl e Ppe, come hanno fatto Giannino, Crosetto e Stefania Craxi. Altrimenti il centrodx italiano, invece di essere un Iron Party applicherà politiche fotocopia della sinistra, come fa sempre sotto slogan del momento, enza neanche capire il perché. A proposito la Thatcher mai avrebbe voluto al vertice le Santachè. Polverini, Mussolini, Todini, Brambilla, Rauti e amazzoni varie, solo perché donne o macchinette capaci di farsi valere urlando nei talk show sull’interlocutore. A Iron Lady importava solo la qualità, in politica, come nel resto senza badare né a genere, parentela, cortigianerua. A tutte loro, anche se dello stesso sesso, avrebbe detto chiaramente il famoso No, no, e poi no. L’ avessero accusata di duscriminazione, l’avrebbe preso come un complimento.
di Giuseppe Mele