Ora manca solo il colpo di grazia

martedì 26 marzo 2013


La fossa ce la siamo scavata con le nostre mani, ora manca solo il colpo di grazia. Siamo stati abilissimi, anno dopo anno, giorno dopo giorno, a scavarci la fossa nella quale ci seppelliranno. I lavori di scavo, lenti come è d’uso in Italia, sono durati decenni, ma al dunque stanno per terminare. Abbiamo usato tutti gli strumenti possibili, tutto l’armamentario che serve in questi casi: corruzione, evasione fiscale, devastazione del territorio, abbandono della nostra identità culturale, ma poi distruzione di ogni valore etico e morale. Pur avendo all’attivo una parte nobile della popolazione costituita da studenti che studiano ed eccellono insieme ai loro insegnanti, da valenti operai che fanno la fortuna di altrettanti valenti imprenditori, da professionisti capaci e da tanti altri segmenti di popolazione onesta e laboriosa, abbiamo consentito a parassiti senza scrupoli che sulla cattiva politica vivono e ingrassano, di distruggere un intero patrimonio di civiltà costruito nei secoli, di cui piccola parte anche nei dieci anni dall’ultimo dopo guerra. Abbiamo utilizzato, ultimo e machiavellico tra gli strumenti atti a scavarci la fossa, anche la proverbiale furbizia spacciata per diplomazia come nel caso dei due marò. Una furbizia che, come visto, non paga. L’intera stampa italiana, nessuno escluso, che aveva salutato come un colpo di reni e d’orgoglio nazionale, la decisione di non rimandare in India i marò, pensando che in India fossero tutti “indiani”, oggi urla al tradimento. Una stampa nel complesso espressione anch’essa di questa nostra Italia senza nerbo e ora anche senza onore. Abbandonata da questa Europa (che non è quella che volevano i Padri fondatori) verso la quale siamo completamente succubi, messa ormai all’indice tra i paesi inaffidabili, precipitata nelle classifiche mondiali che valutano i livelli di civiltà. Il nostro attuale governo, formato da persone di sedicente grande spessore intellettivo e politico, non aveva minimamente valutato, prima dell’ultima furbata, come fossero nel frattempo cambiati i rapporti di forza tra la nazione indiana, ora potenza anche nucleare, e la misera Italietta degli esodati e dei mulini a vento. Ora costoro se ne andranno lasciando sulla loro scia di professori bocconiani, marchesi di lungo corso e militari senza palle e pallottole, un ulteriore pesantissimo problema al “nuovo” che verrà, in aggiunta alla conta delle centinaia di morti per suicidio di italiani che non dimenticheremo mai. La vicenda dei marò, dal suo inizio alla fine, è sintesi, con un percorso fallimentare durato un anno, di un analogo percorso fallimentare del paese Italia durato decenni. Ora con il popolo italiano che si avvia sempre più numeroso verso la povertà e la disoccupazione, diviso tra sconfortati e ingrillati, questi ultimi vogliosi o capaci solo della pratica della giusta vendetta ma senza valide e realistiche proposte, sarà sempre più difficile ritrovare la strada per una nuova crescita. Perché se da un lato il Movimento intercetta il consenso per condivisibili denunce di sprechi e malaffare, dall’altro mira a trasportare il popolo italiano, con le sue velleitarie “non” soluzioni dei problemi, verso lidi felici che solo enormi sniffate di droga possono lasciare intravvedere. Così a contrapporsi sul campo nel quale si combatte per la presa del potere di un paese distrutto, ma che possiede ancora ciccia da spartire, vediamo i trinariciuti che rappresentano il vecchio armamentario di un comunismo ancora resistente e, per contrapposto, i trinariciuti di un centro destra che ancora si abbarbica a illusorie promesse di cambiamento. Al centro, un Movimento di grillini pronto a premere il grilletto per il colpo di grazia, con la finanza internazionale che sta a guardare, avendo avuto il consenso dell’ambasciatore americano interprete di una politica estera che i fatti e il tempo hanno dimostrato avrebbe potuto dare migliori risultati. Non è questo ciò che vogliamo, non è questo ciò che nel proprio intimo desidera ciascun italiano che di meglio non trova sul mercato dell’offerta politica, tutta da pensare e predisporre ma che, per essere portatrice di progresso non può fare a meno dei principi di libertà, onestà, competenza, appartenenza e servizio, traguardando il futuro.


di Giuseppe Blasi