Scelte unilaterali di facciata

venerdì 22 marzo 2013


Nel disperato tentativo di recuperare i consensi perduti, vista l'impossibilità di far nascere un governo con l'appoggio dei grillini, il Pd ha fatto eleggere alla presidenza dei due rami del Parlamento due figure appartenenti alla vecchia simbologia politica del mai defunto Partito comunista italiano: una autorevole terzomondista col timbro del buonista doc come la signora Laura Boldrini ed un eroe dell'antimafia militante del calibro dell'ex procuratore nazionale dell'antimafia Pietro Grasso. Ambedue, a prescindere dai meriti personali, incarnano due aspetti molto importanti nella cultura politica, oltremodo manichea, di chi ha sempre cercato di dividere il mondo in buoni e cattivi, ovviamente pensando sempre ad un ritorno in termini elettorali. Ed in questo caso i buoni sono coloro i quali si battono per il villaggio globale, accogliendo a richiesta ogni tipologia di emigrante, e chi opera in nome e per conto della cosiddetta legalità, troppo spesso declinata in un rosso colore politico. Ovviamente i cattivi, come la parte oscura di un negativo fotografico in bianco e nero, sono tutti gli altri, i beceri appartenenti al mondo piccolo borghese degli egoisti sociali.

Una maggioranza silenziosa di bottegai e affini che nel silenzio dell'urna quasi mai hanno compreso le mirabili prospettive di un progressismo di cartapesta pieno di fumo simbolico, ma privo di arrosto sul piano della concretezza programmatica. Lo dimostra il discorso di investitura di questi due autorevoli paladini del pensiero policamente corretto, per rendercene conto appieno. Grandi e altisonanti paroloni, impegni solenni ad instaurare il regno dell'etica e della morale (basti pensare all'idea del neo presidente de Senato di istituire l'ennesima super commissione parlamentare per indagare, nientepopodimeno, tutte le stragi irrisolte) ad uso e consumo di un popolo di sinistra cresciuto a pane e retorica. Tutto questo dimostra che la scelta operata da Bersani & company è quella, dopo la pesantissima bastosta elettorale, di rinchiudersi ancor più nel recinto politico di un settarismo ideologico che una volta un certo Berlinguer definì zoccolo duro. Nonostante il clamoroso errore di sbarazzarsi di un Renzi quale candidato premier, rinunciando a quella trasversalità che avrebbe forse garantito una agevole vittoria, la ridotta dei bersaniani preferisce ancora una volta contare sull'usato sicuro delle antiche suggestioni, tra cui per l'appunto il terzomondismo buonista e la legalità usata a mo' di clava politica. Dove li porterà tutto questo ancora non è chiaro, ma certamente non molto lontano. Chi vivrà vedrà.


di Claudio Romiti