mercoledì 20 marzo 2013
Con la mano sul cuore e il cervello ai diritti degli ultimi, Laura Boldrini sostituisce Gianfranco Fini, icona del tradimento, applaudito dalla sinistra prima di cadere nel dimenticatoio. Laura, salita sullo scranno più alto della Camera, ci difenderà da quelli dei centri sociali, fonte di alta democrazia di piazza, di rispetto per le regole, forza politica di risanamento economico e sociale. Anche la pasionaria dei diritti sosterrà il nuovo obiettivo per il Paese: la “decrescita felice”, distruzione di negozi, banche, strade, edifici pubblici, la messa al rogo dei conservatori. Non poteva mancare nel suo discorso un richiamo forte ai giovani per il rilancio delle istituzioni e per dare ascolto alla sofferenza sociale di una intera generazione, come non poteva mancare la richiesta di cambiamento. Omette di segnalare il rispetto per le forze dell’ordine, verso quelli che pensano diverso. Parole di elogio sono venute da quasi tutte le fonti di informazione per la modifica del cerimoniale, per essersi presentata a Montecitorio a piedi senza scorta.
Anche Rutelli, sindaco di Roma, girava con la vespetta, ma i risultati non sembra abbiano cambiato il volto della città. Silenzio assordante sui grandi danni dei diritti senza doveri, del clima oppressivo dei predicatori di regime, della falsa dialettica dell’autocoscienza, della fenomenologia della passione politica, del signoraggio dei perdenti, del disagio dell’equazione della politica, della morfologia asimmetrica delle istituzioni. La falsa democrazia dei gruppi e movimenti, l’illogicità del formalismo, il crepuscolo del benessere, il dolore della diseguaglianza dovrebbero spingere a ricercare una nuova via per l’agire politico, un metodo che possa favorire l’aurora di un rinascimento. E’ stato stravolto il senso dell’agire politico, perché al politico gli elettori hanno chiesto dichiarazioni altisonanti, la difesa di ogni e qualsiasi diritto, mentre avrebbero dovuto chiedere la prova di una “vita activa” per dirla con Hannah Arendt, ovvero l’impegno concreto nelle cose nel mondo.
Laura, sognando di seguire il mondo delle meraviglie, cade letteralmente in un mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi. Nella sua caccia al mondo che non c’è, accadranno le più improbabili disavventure. Boldrini segue il mondo sognato attraverso la parola nova, ma cadrà in un posto brutto, il mondo degli interessi e della politica. Recentemente una lunga serie di articoli, di interviste, di talk shows più o meno partigiani, personaggi a trazione anteriore di maggiore visibilità hanno tentato di tratteggiare la politica del Governo Monti, come un male necessario non più sopportabile. Satira, ironia, struggente critica, ma anche impropri riferimenti storici, culturali, scientifici, sono gli ingredienti con i quali eroi di carta, paladini del bene comune, predicatori della difesa degli ultimi si sono cimentati nell’opera di demolizione, ora occulta ora palese, delle decisioni del Governo Monti. Altri con più equilibrio hanno sostenuto il governo Monti e ne hanno spesso condiviso i provvedimenti, dichiarando di voler sposare l’agenda Monti anche per il futuro. Altri ancora per marcare una propria posizione politica hanno posto una serie di distinzioni senza partecipare ai favorevoli e ai contrari per quanto dovrà essere fatto nel futuro.
Uomini politici di lungo corso, giornalisti famosi, intellettuali a corrente alternata, come pure attori e cantanti hanno reiterato il vecchio rituale dell’occorrerebbe, bisognerebbe, in breve l’antico pernicioso “dovrebbe essere”, fortemente letale per le casse dello Stato, frutto di pochezza intellettuale che dà cittadinanza al pressappoco e manda in frantumi le traballanti figure del personale politico e delle folle protestatarie e di piazza, portatrici del male della violenza e dell’intolleranza, pur se alzano le bandiere della democrazia e della libertà. Opposizioni di diverso orientamento fatte solo di parole, slogans, insulti, accuse, avventurismo, dove personaggi senza valore si pongono alla guida del popolo deluso e flagellato dalla crisi economica, si autocandidano alla gestione della cosa pubblica. E’ancora assente il ricorso alla ragionevolezza, alla saggezza e l’integrità della conoscenza. La necessità di azioni politiche fondate sullo studio dei fenomeni economici e sociali fanno da contraltare alla moltiplicazione degli appelli al conclamato bene comune, alle ricorrenti denunce dei disagi, delle carenze vendute nel mercato dell’inutile e dell’ovvio. Abiurare da una diffusa omologazione partigiana, cercando di accrescere il peso e la forza di una informazione libera da pregiudizi vuol dire restare nel mondo delle meraviglie.
Segnalare i fatti e gli accadimenti della realtà da leggere puntando alla soluzione dei problemi e non alla semplice descrizione, molto spesso parziale e fuorviante è ancora un sogno, come le commoventi parole, fatte di niente, di una donna che è stata eletta Presidente della Camera dei Deputati. Tentare di far capire che occorre cambiare approccio alla soluzione dei problemi, una presa di coscienza generale sulla necessità di mettere in discussione le basi di un sistema che non funziona e difficilmente potrà essere corretto con interventi di dettaglio è operazione votata al fallimento. Purtroppo, la dottoressa Laura Boldrini non è orientata ad individuare un referente scientifico che possa guidare nella prospettazione delle soluzioni possibili dei problemi politici e conseguentemente di quelli economici e sociali. Sovente la metodica costi-benefici mette in evidenza il divario profondo tra altissimi costi e minimi benefici. I costi non riguardano soltanto gli stanziamenti dei bilanci degli Enti pubblici, lo sperpero del denaro dei cittadini, la moltiplicazione degli enti, l’assenza di produttività della azienda pubblica, la mancanza di organizzazione lavorativa, ma costi di tipo sociale tra cui il tempo, le energie dei singoli, gli impegni quotidiani, la delusione per i mancati risultati, la sfiducia nella risposta dello Stato ed altri effetti negativi che sarebbe lungo elencare. Lo scontro tutto politico tra coloro che da una parte e dall’altra vogliono ottenere la sconfitta dell’avversario dovrebbe essere archiviato, posto che le coordinate destra/sinistra, conservatori/progressisti, democratici di sinistra/liberali di destra, riformisti/non riformisti, lavoratori indifesi/biechi capitalisti sono già state archiviate dalla realtà e nelle sedi accademiche, che si occupano della scienza politica, economica e sociologica.
di Carlo Priolo