La Grande Coalizione recluta farfalle

sabato 16 marzo 2013


Ne “Il lavoro in Europa”, edito a giugno 2012 dall’Etui, l’Istituto sindacale europeo, viene ricordata la teoria Sbtc, “skill based technical change”. La teoria maliziosamente spiega la crescita delle disuguaglianze imputandola al cambiamento tecnologico, cioè l’economia web 2.0, l’industria 4.0 e la turbofinanza on line. Viene criticata l’idea che efficienza e efficacia con l’apertura globale della domanda e dell’offerta, tutte cose esponenzialmente aumentate dall’Ict e da Internet, abbiano innalzato produttività e quindi salari e profitti ed abbassato prezzi e secche improduttive. Non perché questi effetti non ci siano stati, anzi; ma perché in primis, hanno avvantaggiato i territori nel mondo più predisposti politicamente a coglierne i vantaggi.

Quei paesi, cioè, che, democrazia o no, hanno sistemi decisionali rapidi e coesione tra i diversi attori sociali. Un profilo che si chiama dirigismo economico e che incredibilmente accomuna Obama, Putin e l’appena eletto Presidente della Cina, Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese e membro dei Taizi, i figli dei "principi rossi", i protagonisti della Lunga Marcia del ’49. Usa, Russia e Cina, con metodi diversi, intrecciano in un tutto unico nepotismo e selezione, nomine politiche e manageriali, indirizzo politico ed economico; elementi che in genere vengono presentati contrapposti con la Rete da una parte e la Casta dall’altro. Invece gli Usa corrono di nuovo al 2% di crescita, reinserendosi nel gruppo in ascesa di Mosca, Pechino ed i Brics, sotto la bandiera della Casta 2.0. In secondo luogo viene più che criticato, evidenziato il fatto che il cambiamento tecnologico premia il migliore, sul piano competitivo, portando a grandi trust monopolistici, che vincono sulla base dei prezzi più bassi, profitti ed investimenti più alti.

Con buona pace di tutta la nenia degli antitrust e posizioni dominanti, in tutti i settori si assiste alla concentrazione dell’offerta economica in pochi gruppi, con una miriade di imprese clientes, cui si rivolgono gruppi social di miliardi di consumatori. In terzo luogo la turbofinanza usa le manignifiche possibilità in tempo reale di allocazione ottimale dei soldi; crea banche e fondi sempre più grandi; rende i valutatori di borsa dei decisori dei destini non solo delle aziende quotate, ma di interi paesi e consegna ancora più potere ai grandi istituti finanziari internazionali, quali Fmi e World Bank che a loro favore possono sempre citare la crescita globale del mondo che è passata dal 4% al 2% ma che è sempre di segno positivo, anche in presenza della perdita in 6 anni di quasi 50 milioni posti di lavoro, denunciata dall’Oil, l’Organizzazione internazionale del lavoro. Questo quadro tanto positivo determina l’aumento di disuguaglianze tra settori economici diversi e le loro persone, ed all’interno dei diversi gruppi sociali. Senza entrare nel merito, la finanza cresce esponenzialmente a svantaggio di produzione e burocrazia. Burocrazia e politica possono farsi finanziare solo dalla produzione che ne viene ancor più stressata ed indebolita rispetto alle imprese finanziarie. Gli effetti più interessanti si evidenziano nel mondo del lavoro. Il quadro teorico disegna la realtà seguente.

Le tecnologie digitali incrementano la produttività dei lavoratori altamente qualificati ma diminuiscono quella dei meno qualificati; riducono la domanda di lavoro per mansioni di routine, distruggendo i relativi mestieri. Le fascie più elevate di reddito tra i lavoratori ne risultano sempre più avvantaggiate, anche perché la capacità autodidattica promossa da Internet rende pleonastica la scala gerarchica e la carriera. Si riduce il numero di dirigenti manager che si trovano a coordinare una rete di salariati sostanzialmente pari grado mentre la stessa rete di salariati, grazie alla progressiva automazione, diminuisce di numero. La realtà ha fortemente corretto la teoria SBTC che, inizialmente con tratto non solo vagamente marxista, prevedeva l’aumento della disuguaglianza in tutta la distribuzione dei salari. Successivamente la SBTC ha voluto spiegare l’ascesa degli specialisti, dei più skillati, quelli che un tempo venivano identificati negli intermedi dell’aristocrazia operaia. (Quelli che nell’esperienza storica italiana creavano le corporazioni o gilde, antenati del sindacato, condannando i lavoratori senza competenze ad essere ciompi, senza paria e senza organizzazione). In effetti è dato comune ed attuale la maggiore crescita della disuguaglianza negativa per le fasce mediobasse impiegatizie; come in generale è sempre vero che tra i migliori occupati c’è un più alto numero di istruiti.

Negli Usa i salari più bassi sono stati protetti da fattori istituzionali statali, quali salario minimo e sindacalizzazione, evitando ulteriore disuguaglianza. Fattori ancora più storici e ben presenti in Europa. La SBTC ha spiegato bene la crescita dei salari più ricchi in tutti i settori, avutasi fino al 2003 negli Usa, ma non il fatto che in Europa, con accesso alle stesse tecnologie e fasce di salariati\stipendiati altrettanto alte per reddito, non si assistesse allo stesso fenomeno. Successivamente in Usa mentre Internet ed economia connessa facevano un grande balzo, i redditi si sono alzati per le alte qualifiche, ma non per gli occupati della rivoluzione informatica, come i programmatori. La retribuzione offerta ai giovani laureati high-tech (come gli ingegneri) si è ridotta rispetto ai laureati più umanistici. Gli aumenti salariali riservati ai dipendenti più istruiti sono stati solo del 2%, troppo piccoli in un quadro prima di stagnazione, poi di forte calo del livello medio d’istruzione. I lavoratori digitali più preparati sono quindi risultati penalizzati rispetto ad altri pari grado.

Motivo del degrado, l’eccessiva offerta di lavoro tecnologica Ict che ha triplicato i posti di lavoro, ma ridotto le retribuzioni. Questa fase in Europa non è omogenea. Per esempio nella Finlandia, tecnologicamente avanzata, dove Internet è diritto universale, malgrado la crisi di Nokia, non ci sono stati aumenti della disuguaglianza. In Germania i redditi dei salariati\stipendiati più ricchi sono cresciuti fino al 50% rispetto al livello medio mentre il 15% più basso dei salariati è peggiorato ulteriormente. Per alcuni ciò è avvenuto per la diminuizione di adesioni al sindacato ed alla crescita del numero di contratti individuali. La Germania resta però un paese sindacalizzato al 35% e la contrattazione ha avuto effetto solo sul 28% dei salari più poveri per i livelli più bassi e solo per l’11% su quelli più ricchi. A sviluppo costante dell’innovazione tecnologica, c’è stata l’accellerazione già vista negli Usa. L’Unione Europea si preoccupa oggi sensibimente della mancanza di quadri qualificati, tanto da aver lanciato la Grande Coalizione, un programma di incentivazione al reclutamento di 450mila informatici l’anno. L’aumento della disuguaglianza è oggi dovuta soprattutto alla vastità dell’offerta di lavoro qualificato.

Il trend mondiale, influenzato dagli Usa, sostiene più i quadri del lavoro connesso all’Ict che quello delle tecnologie “core”; proprio perché la rivoluzione informatica ha già in pancia le innovazioni ed ora vive la fase dell’applicazione pratica e diffusa negli altri settori economici, nelle abitudini quotidiane e nella vita urbana. L’Europa è poco dirigista, ostacola i suoi monopoli, non si difende da quelli stranieri, non controlla la turbofinanza, consuma più che produrre tecnologia. La sua domanda di lavoro qualificato tecnologico nasce solo in parte in casa. Per far crescere l’offerta, l’Europa dovrebbe non sensibilizzare i cittadini, ma offrire stipendi più alti; e può farlo solo in parte perché non ha le grandi multinazionali blu stream, over the top. Il lavoro tecnologico europeo è destinato, continuando così, non a crescere ma a ridursi, nella decrescita delle grandi imprese e nella sopravivvenza come lavoro autonomo e piccola impresa. Ci vuole sì una Grande Coalizione, non di reclutamento ma di produzione tecnologica, il che è tutta un’altra storia. La Sbtc sembra condannare le disuguaglianze, indotte dalle tecnologie. In realtà ricorda anche il più alto livello di ricchezza globale reso possibile dalle tecnologie. Qui sta il punto: più che ad alzare il livello di una fascia salariale rispetto all’altra, bisogna guardare all’innalzamento generale, a più grandi opportunità di produzione e vendita, a partire dai tanti settori abbandobati, dall’hardware alla Gdo internazionale.


di Giuseppe Mele