martedì 12 marzo 2013
La sigla, non l’acronimo, del ‘Movimento 5 Stelle’ è ‘M5S’. Scritta e pronunciata così, suona come una proteina oppure un virus, che hanno simili codici alfanumerici. In effetti Grillo è un bene ed un male, all’apparenza. Una sorta di proteina virale o virus proteinico. Che sia anche la reincarnazione del mitico ircocervo di crociana memoria? Sono tante le denunce e le proposte di Grillo che hanno impronta liberale: la trasparenza, la sobrietà, l’economicità delle istituzioni; l’effettiva controllabilità, finanziaria e morale, della politica in senso lato, per esempio. Ma tante altre sono fumisterie inclassificabili: la decrescita felice, la democrazia della rete, eccetera. Quindi Grillo non parla con lingua biforcuta ma con lingua anfibologica, che si presta a doppia interpretazione.
Forse perciò acchiappa voti da più lati. Esaminiamo il punto più dirompente. Tutto lo sviluppo umano, dallo scimmione arboricolo ad Einstein, è consistito nello sfamare, alloggiare, istruire, curare, divertire una massa crescente di individui, destinata a crescere ancora. Del corso di questo sviluppo la descrescita costituisce parte integrante. Infatti lo sviluppo è ‘distruzione creatrice’. Esistono settori che deperiscono e muoiono, mentre altri sorgono e crescono. Ma tutto il fronte dello sviluppo non può decrescere, senza implicare distruzione e morte per milioni di individui, fino alla lenta ma inesorabile retrocessione dell’umanità.
Quanto alla democrazia cibernetica o, meglio, ‘webdemocrazia’, nessuno può escludere che un domani, vicino o lontano, il progresso risolva tutti i problemi di quella che amo definire “democrazia senza contatto”, intendendo per contatto il “contatto umano”. Può darsi che la Rete e magari la neuroscienza consentano di collegarci istantaneamente tra noi, di discutere senza parlare, di decidere senza discutere, così scegliendo governi e leggi. Ma qui ed ora, che fare? Non è paradossale che Grillo, profeta della webpartito, sia immerso nei comizi faccia a faccia per conquistare proseliti? Grillo, preso “in bonam partem”, è salutare.
di Pietro Di Muccio