Giannino, i Professori e il Dottor Spock

mercoledì 6 marzo 2013


Da sempre le campagne elettorali vengono vinte da chi meglio sa parlare alla pancia, mentre difficile è ottenere risultati per chi si rivolge alla testa della gente. La differenza tra Grillo e Giannino si è giocata in larga misura proprio su questo: il primo ha parlato alla pancia e al cuore delle persone, con messaggi semplici e immediati; l’altro al cervello, con argomentazioni tecniche e razionali molto articolate. L’esperienza insegna che nell’80% dei casi possiamo prevedere i giudizi degli elettori su questioni complesse, basandoci esclusivamente sulle loro passioni più profonde, prive di qualsiasi rapporto logico con la realtà. Questi soggetti tendono a un comportamento di voto ripetuto nel tempo e difficilmente sono disposti a mettere in discussione le proprie convinzioni politiche e i propri valori. Soltanto il 20% degli elettori, invece, sono persone con atteggiamenti mutevoli disposte a cambiare bandiera o arrivare a votare su basi razionali.

La comunicazione di Spock è proprio quella indirizzata all’elettorato razionale che, come il celebre personaggio di Star Trek, agisce in base alla logica e al raziocinio in ogni bivio della vita. Infatti Spock era per metà vulcaniano. Fin dalla nascita del movimento, gli ideatori di Fare per Fermare il Declino hanno ignorato del tutto i meccanismi dell’attenzione selettiva e della scelta emotiva, che sono elementi essenziali per la comunicazione politica mediatizzata. Ed hanno scelto di comunicare come Spock: ma la scelta di porre le proprie argomentazioni sul piano razionale, ha determinato due conseguenze fatali. La prima riguarda il fatto che con una strategia comunicativa priva di “storytelling” il partito si è rivolto soltanto a una nicchia di potenziali elettori, scartando a priori la vasta platea emotiva. La seconda risiede invece nel fatto che l’elettorato razionale è un elettorato per sua natura sfuggente, diffidente e ancor meno fidelizzabile. Segue il leader, insomma, ma sa essere anche molto critico.

Per queste ragioni “Fare per fermare il declino” è quasi un piccolo Bignami di tutti gli errori di comunicazione politica che non dovrebbero essere mai fatti durante una campagna. Gli errori partono, banalmente dal nome: nessun partito politico, così come di un brand, può contenere due negativi. Altrettanto non premiante è stata l’idea di cambiare il nome in corsa, dopo che era stato comunicato. L’aggiunta della parola “Fare” davanti a “Fermare il Declino non solo risulta in minoranza rispetto ai negativi, ma rende l’intera espressione ancora più fredda. Colori e grafica sono troppo lontani dalla cultura popolare nazionale: a differenza degli Stati Uniti, il colore rosso in Italia non può richiamare una destra liberale a cui ci si voleva rivolgere. Viste le tradizioni politico-culturali del nostro Paese il rosso ricorda piuttosto le frange della sinistra estrema, respingendo l’elettorato più conservatore. Allo stesso tempo, la freccia del logo ricorda i freddi grafici delle tabelle economiche e della borsa. In un’elezione dominata dallo spauracchio dello spread e dalle speculazioni finanziarie ai danni dell’Italia, un simile simbolo scatena inevitabilmente la sfera delle emozioni negative, dalla paura alla rabbia, finendo per respingere proprio il bacino di elettori più vicino a “Fare”.

Se i simboli sono da dimenticare, i volti lo sono ancora di più. Giannino continuava a ripetere di vestirsi in modo stravagante perché non era uno della gente e – come lui – non lo erano neanche tutti i politici, solo che questi erano falsi e ipocriti e si vestivano come la gente comune. Anche simile presa di posizione risulta opinabile. L’elettore deve fidarsi del suo candidato e per potersi fidare deve prima riconoscersi in lui: nei valori, negli interessi, nel modo di vivere, nell’integrità. Come è possibile per un elettore medio riconoscersi nel look Oscar Giannino? Anche affidarsi ai professori, come portabandiera e portavoce del movimento, in tv e su tutti i media è una scelta che ha ostacolato la comunicazione dei contenuti di “Fare”. I professori non sono riusciti a creare un racconto chiaro, una narrazione interiorizzabile anche da un bambino. E

ppure il segreto della vittoria elettorale per un partito risiede proprio in una narrazione semplice e snella, che possa essere compresa da tutti, indipendentemente dal livello di istruzione. Si tratta di costruire una storia a “uso e consumo” dei giornalisti, delle televisioni e degli utenti Internet, che devono poterla riadattare nelle micro conversazioni 2.0. La storia di Giannino non è né chiara, né forte, né radicata nell’animo degli italiani. “Fare” è un racconto freddo, gravido di numeri, di cifre, di discorsi adatti ad una platea di ricercatori, ma non di elettori. I professori e gli animatori di “Fare” amano leggere e pensare, amano le argomentazioni, le statistiche, i dati precisi e le soluzioni concrete. Ma gli elettori sanno che non c’è nessun collegamento tra intelligenza e rigore morale e per questo non si sono fatti convincere da una narrazione tanto tecnica, quanto poco trasportante.

da “Like Breakfast Cereal


di David Mazzerelli e Francesca Burichetti