martedì 5 marzo 2013
Capita, a volte, di essere ospiti de “L’Ultima Parola” (quello su Raidue, di Gianluigi Paragone). Capita di andarci fra il pubblico, circondato da piccoli imprenditori esasperati. Capita di vedere uno scenario completamente surreale. Non nel senso che gli imprenditori, le persone che mi circondano, si siano trasformate in qualcos’altro. Loro sono sempre lo stesso tipo di umanità, che ci è capitato di conoscere nell’ultimo ventennio. Vogliono le stesse cose di vent’anni fa: meno tasse, uno stato che non sia il tuo nemico, regole certe, più libertà di produrre. Ad essersi trasformata è la loro domanda politica. Ora votano Beppe Grillo. Per esasperazione, dicono. E in effetti, a giudicare dal duetto Fassina-Tremonti che si consuma davanti ai nostri occhi, non si vede alcuna alternativa possibile fra i “vecchi” partiti.
Quel “No, gli Eurobond li ho proposti prima io – No, sono stato io a proporli quando tu eri ancora in fasce” è solo una gara a chi vuol fare ancora più debiti per tentare di ripagare gli interessi sul debito italiano. E’ una gara a chi è più socialista dell’altro. A chi vuole più spesa pubblica dell’altro. E la spesa pubblica, prima o poi, dovrà essere coperta con le tasse degli italiani, anche se raramente le due cose vengono collegate. Fassina e Tremonti, che dovrebbero essere i portavoce di due visioni opposte dell’economia, potrebbero, invece, militare nello stesso partito socialista. Ma allora l’alternativa è il Movimento 5 Stelle? E’ curioso che gli imprenditori visti e ascoltati ieri, non abbiano minimamente accennato al programma e agli uomini che compongono il nuovo soggetto rivoluzionario. Piace agli operai del Sulcis, così come agli imprenditori veneti? Qualcosa non torna. Perché gli uni vogliono più spesa pubblica (per garantire posti di lavoro ormai anti-economici), gli altri meno tasse.
Le due cose non sono compatibili, ma nessuno, in questo momento di euforia rivoluzionaria, pare rendersene conto. Il Movimento 5 Stelle vuole abolire la Legge Biagi e rendere il mercato del lavoro ancor più rigido di quel che è adesso. Propone la nazionalizzazione di banche, servizi, scuole, ospedali. Gli imprenditori, un domani, dovranno rivolgersi solo allo stato e ai suoi simpatici burocrati per avere prestiti, curarsi o istruire i figli. Propone l’energia verde. Gli imprenditori si preparino a pagare bollette più salate per avere meno corrente per i loro macchinari, o a subire razionamenti. Il leitmotiv della puntata di venerdì era lo scollamento fra la vecchia politica e la gente. Si è perso un pezzo importante di questo ragionamento: lo scollamento fra la gente e la realtà. I piccoli imprenditori, delusi da PdL e Lega, in mancanza di alternative (i liberali di Fare, d’altra parte, hanno dimostrato di essere inesistenti), si affidano al Movimento. Senza sapere che potrebbe essere il loro colpo di grazia. Forse sarà un errore di traduzione del messaggio di Grillo. Un po’ come in “Mars Attacks” (di Tim Burton), quello in cui gli alieni continuano a ripetere un’unica parola, “Attack”, ma il traduttore lo trasforma sempre in “Noi veniamo in pace”. In momenti di estrema paura, capita anche questo.
di Stefano Magni