Un giudice italiano condanna lo Stato

giovedì 21 febbraio 2013


Notizie da quel mondo, da quella comunità penitenziaria che raramente fa “notizia”: è una sentenza significativa, il primo caso in Italia, destinata a fare, come si dice, giurisprudenza. Un giudice di pace di Salerno ha condannato lo Stato italiano al risarcimento danni nei confronti di un detenuto del carcere di Fuorni a Salerno per le «pessime condizioni di detenzione» delle carceri. Lo Stato dovrà pagare un risarcimento di mille euro a un detenuto, a causa del sovraffollamento in cui si trova ristretto. Una sentenza che potrebbe infatti aprire la strada a numerosi ricorsi. Fa il paio con un’altra notizia: Italia sempre condannata, questa volta dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per aver violato l’articolo 6.1 (diritto a un equo processo) della Convenzione Europea, in ragione dell’irragionevole durata del processo. Leggiamo dalla sentenza: “Il ricorrente, adduceva un attentato ingiustificato al diritto al rispetto dei suoi beni così come un attentato al diritto a un equo processo in ragione della durata eccessiva del procedimento…”.

La Corte, nel merito, ricorda di aver, “a più riprese… trattato delle istanze che sollevavano questioni simili a quella del caso di specie ed ha constatato una ignoranza/ incomprensione dell'esigenza del «termine ragionevole», considerando i criteri derivanti dalla sua ben consolidata giurisprudenza in materia. Non ravvisando nulla che nella presente causa possa portare a diversa conclusione, la Corte ritiene che sia altresì il caso di constatare una violazione dell'art. 6.1”. A ciascuno dei due eredi del ricorrente, nel frattempo deceduto, la Corte ha assegnato 4.200 euro, che l'Italia dovrà versare, “per danno morale”. E’ dunque un vero e proprio tsunami quello potrebbe abbattersi sulle esangui casse della Giustizia italiana; la cosa più inquietante è che la cosa sembra non inquietare nessuno. Si parla dei possibili risarcimenti di migliaia di euro a testa che l’Italia potrebbe essere condanna a versare a chi, dei 66mila detenuti italiani, facesse causa per le condizioni inadeguate e incivili di trattamento detentivo: quel sovraffollamento grazie al quale 66mila persone sono stipate in luoghi che ne dovrebbero contenere al massimo 46mila posti.

Sette di quei 66mila che ci hanno provato hanno vinto, perlomeno a livello europeo: "Ciascuno dovrebbe ricevere in media 17mila euro, così ha sentenziato la corte europea dei diritti dell'uomo lo scorso 8 gennaio 2013 nel caso Torreggiani e altri contro Italia", spiega Alessandra Osti, avvocato e ricercatrice presso l'Università degli studi di Milano, specializzata in giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; Osti evoca uno scenario da brivido: "Ci sono altre centinaia di casi pendenti, se tutti facessero causa le cifre sarebbero abnormi". Il conto è presto fatto: 1,12 miliardi di euro. La Corte europea condanna lo Stato italiano, spiega Osti, “per violazione strutturale dell'articolo 3 della Convenzione europea in termini di trattamento dei detenuti. È una sentenza pilota, quindi non su un singolo caso ma che segue una causa del 2009, quando l'Italia era stata condannata per un simile motivo a trovare misure per fermare il fenomeno del sovraffollamento.

Allora era arrivata dal governo la proposta di nuove carceri. Ma alla luce di questa nuova sentenza, tali intenzioni sono risultate insufficienti così come i rimedi 'interni', ovvero le norme che potrebbero mettere in atto i giudici di sorveglianza. A questo punto la Corte chiede allo Stato italiano di provvedere entro un anno a trovare strade alternative per eliminare tale violazione strutturale”. Se non si trovano rapide soluzioni, lo scenario che si annuncia a livello teorico, “potrebbe arrivare all'esclusione dal Consiglio europeo, considerando che c'è un precedente di qualche decennio fa riguardante Grecia e Cipro”. Ma è più probabile che “le sanzioni pecuniarie vengano estese a tutta la popolazione carceraria che denunci le proprie condizioni, e di sicuro lo Stato sarebbe condannato in tutti i casi pendenti”. Per risolvere la questione, se non il provvedimento di amnistia proposta da Marco Pannella, che cosa? E quando? Ascoltiamo ora una persona che la realtà carceraria la conosce, don Virgilio Balducchi, ispettore capo dei cappellani carcerari. “Dietro le sbarre”, dice, “si spera che qualcosa cambi”. E lancia un appello: “La politica non dimentichi il dolore dei detenuti”. Intervistato dall’“AdN- Kronos”, Balducchi dice che “anche sul mondo del carcere si stanno facendo tante promesse, spero che i politici mantengano ciò che dicono. Non devono restare parole nel deserto. Non vorrei che le parole di questo periodo cadano nel dimenticatoio. Sarebbe un'altra delusione tremenda per i detenuti. Senza contare che l'Italia rimedierebbe altre condanne dall'Europa. Nelle carceri ci sono i detenuti che seguono la campagna elettorale, soprattutto per i temi che riguardano l'emergenza sovraffollamento e le loro prospettive. Sul discorso della giustizia i detenuti sono vigili e attendono risposte. Per risolvere in modo strutturale i problemi della giustizia, i politici diano finalmente una svolta radicale che permetta di arrivare a un nuovo codice penale, in modo che il carcere resti l'estrema ratio”. A descrivere una realtà infame e infamante è l’ultimo rapporto pubblicato dall'associazione Antigone: il tasso di sovraffollamento è del 146 per cento. Significa che ogni 100 posti ci sono 146 detenuti. La media europea è attestata sul 99,6 per cento. Tra le regioni più affollate la Liguria (176,8 per cento), la Puglia (176,5 per cento) e il Veneto (164,1 per cento). Quelle in cui i tassi sono "bassi" l'Abruzzo (121,8 per cento), la Sardegna (105,5 per cento) e la Basilicata (103 per cento). Il 37 per cento delle persone che si trovano nelle carceri italiane sono straniere. Il 30 per cento dei carcerati è composto da tossicodipendenti. “Ristretti Orizzonti” ha elaborato un dossier, “Morire di carcere”. Nel 2012 sono 60 i detenuti che si sono tolti l vita. E dall’inizio di quest’anno, in carcere sono già morte 23 persone, sei i suicidi.


di Valter Vecellio