Mediobanca vede “rosso” su De Benedetti

martedì 5 febbraio 2013


Grande allarme nelle alte sfere del gruppo Espresso-Repubblica. A dicembre ha chiuso i battenti il mensile Velvet, nato nel 2006 e che vendeva circa 100mila copie, i cui 10 redattori sono stati ricollocati nel cosiddetto polo femminile, dove Daniela Hamoui resta direttore di D. Foliazione ridotta di 50 pagine e tagli redazionali a XL, l’altro periodico gravato di forti perdite, circa un milione e 400mila euro.

Dodici prepensionamenti, a partire dal primo febbraio 2013, all’Espresso il settimanale diretto da Bruno Manfellotto con tante prime firme (da Eugenio Scalfari a Roberto Saviano, da Massimo Cacciari al cardinale Ravasi, da Marco Travaglio a Massimo Riva) ma che vede così ridotta pesantemente la redazione composto da una cinquantina di giornalisti. Stato di crisi (ex lege 416 sull’editoria) che prevede esuberi a partire dal primo gennaio 2013 per Agl, l’agenzia per il web e le testate locali diventata testata dopo il pensionamento del direttore Mauro Bene e la sostituzione con Andrea Jannuzzi che ha suscitato forti perplessità.

Sabato 27 ottobre prima giornata di sciopero contro il piano di ristrutturazione, il ridimensionamento degli organici, il taglio dei contratti a termine e l’assenza di un piano di rilancio. La giornata di silenzio di domenica 28 ottobre da parte di tutti i giornalisti del gruppo (carta, web, radio, tv, settimanali a partire dall’Espresso) ha evidenziato un profondo malcontento per decisioni che sembravano voler scaricare sui giornalisti, osservò l’Asr romana: «Un impasse frutto della mancanza di strategie di sviluppo e marketing. Troppo facile tagliare posti di lavoro per distribuire dividendi agli azionisti e incassare bonus di decine di migliaia di euro. I giornalisti hanno già dato negli anni scorsi. Ora il management del gruppo dimostri di meritare le laute retribuzioni che percepisce e l’ing. De Benedetti faccia vedere che è bravo anche ad inventare strategie industriali e non solo a licenziare». 

La chiamata in causa del presidente da parte di esponenti di sinistra del sindacato e della società civile rappresentò una scossa alla credibilità dell’imprenditore che il 4 novembre in tv da Fabio Fazio dichiarò di votare alle primarie per Bersani criticando Sergio Marchionne per i licenziamenti dei 19 operai della Fiat di Somigliano d’Arco. Anche il gruppo Repubblica-L’Espresso, invece, di fronte alla crisi stava licenziando e tagliando organici.

Per i comitati di redazione del coordinamento Espresso-Repubblica, Finegil, Agl, Elemedia nell’operazione di ristrutturazione ci sono alcune contraddizioni. La prima: a fronte dei tagli e prepensionamenti c’è il dato dell’utile di bilancio dei primi 9 mesi del 2012 di 26, 4 milioni di euro. La seconda riguarda le affermazioni di De Benedetti: «La priorità che abbiamo davanti è la creazione di lavoro. Sarebbero guai se pensassimo che competitività e produzione si difendono con un’anacronistica riduzione dei costi». Sia consequenziale allora, hanno osservato i sindacati. 

De Benedetti e l’amministratore delegato Monica Mondardini devono fare i conti anche con il giudizio negativo delle agenzie di rating e poi ad inizio 2013 con la valutazione degli analisti di Mediobanca. Piazzetta Cuccia vede nero sul futuro del gruppo e attende maggiore chiarezza dalla presentazione dei conti di fine febbraio. Pesano i cali della raccolta pubblicitaria (-19%) e delle vendite (-11%). La tempesta che si è abbattuta sull’editoria non ha insomma risparmiato il gruppo De Benedetti.


di Sergio Menicucci