Quattro procure indagano su Mps

martedì 5 febbraio 2013


Quattro procure contemporaneamente indagano sui traffici del Montepaschi di Siena. Se qualcuno cercasse di spiegarlo a un cittadino tedesco, francese, inglese o americano non ci riuscirebbe. Come non riuscirebbe a credere che al congresso di magistratura democratica a Roma si è parlato più della Camusso o dell’«intrinseca politicità della funzione del magistrato» che di tecniche di indagini, di legalità o di Costituzione. E a proposito degli adoratori di quest’ultima così come ce la hanno tramandata i mitici padri costituenti, provate un po’ a convincere sempre i suddetti cittadini stranieri della bontà dell’assunto per cui «è vietata l’iscrizione dei magistrati ai partiti politici», ma non di fondarli, di venire eletti nelle loro liste e di fare comizi a favore dei suddetti partiti. È roba da manicomio, non semplice ambiguità. Bene, il “lato B” del problema giustizia, oltre che di inefficienze e di carceri da paesi dell’ex terzo mondo, non di quello attuale, è costituito anche da queste assurdità.

E, diciamocelo, è soprattutto per questi motivi che è sempre più difficile che le imprese estere vengano ad investire in Italia: la legge del “fammi causa” la hanno imparata anche loro. Si sono passati voce dopo anni di fregature. Anzi decenni. In tutto ciò, il dibattito sulla giustizia, liste radicali a parte, è il grande assente dal dibattito prelettorale e dai talk show di moda e di regime. Nonostante ci sia un partito che ha la formazione a tre punte, con altrettanti pm d’assalto a guidarla, nessuno parla di giustizia. Al massimo si discute di un’inchiesta come quella sul Montepaschi che inevitabilmente coinvolge una forza politica e altre propaggini burocratico-ministeriali del ministero del Tesoro e  di Bankitalia o del problema delle tasse che sta diventando molto peggiore di quello dell’evasione, vera o presunta, delle stesse. Magari ci si minaccia o ci si insulta su twitter, con tanto di  segretari di partito che promettono di “sbranare” chi non la pensasse come loro proprio sulla questione Montepaschi. Ma di giustizia no. Eppure il grande malato, dimesso dalla porta principale dell’ospedale psichiatrico chiamato Italia, rientra continuamente dalla finestra e cerca un supplemento di ricovero. 

Ma su questo ha ragione Pannella, pur tanto contestato lo scorso weekend davanti al Comitato nazionale di radicali italiani a causa della paventata e poi abortita alleanza tecnica con Storace per presentare una candidatura alle regionali del Lazio dopo il voltafaccia di Zingaretti: l’esempio principe del conformismo degli “italiani brava gente” è venuto dal capo dello stato. Che oramai, come molti suoi predecessori, arrivato alla fine del troppo lungo ed estenuante settennato, comincia a perdere colpi e a non poterne più di un paese che qualcuno ebbe a definire come “inutile da governare”. Convinto di potere salvare il salvabile, e inconsapevole che oramai c’è ben poco da salvare, tenta di mettere il silenziatore agli scandali e ai problemi invece che rivolgersi alle Camere, almeno quando poteva farlo prima del semestre bianco, con i messaggi che la Costituzione gli suggerisce. Anche lui si è piegato alla logica dei talk show e di una informazione ormai alla frutta, caratterizzata da giornali figli e di proprietà di banche o di industriali che hanno molti più conflitti di interessi di quelli che ogni giorno denunciano a carico dell’odiato Berlusconi. 

A meno di tre settimane dal voto siamo al “mayday”. In questo finale di seconda repubblica non resta neanche l’opzione di “turarsi il naso” e votare l’uno o l’altro. Bisognerebbe anche bendarsi gli occhi e chiudersi le orecchie come le tre scimmiette. Ma non per essere complici omertosi del sistema, bensì per non farsi travolgere da questo flusso di finte informazioni su tutto e su tutti che confonde e depista i cittadini dai problemi veri. Il primo dei quali si chiama giustizia e non “lotta” a questo o a quel problema di emergenza contingente. La corruzione e l’evasione fiscale che pure esistono non sono i mali  conclamati d’Italia. È il mainstream comunicativo, che ci ha portato all’annullamento dello stato di diritto, ad averci ucciso. Il resto è fumo negli occhi per sudditi di bocca buona.


di Dimitri Buffa