Liste pulite e doppiopesismo

venerdì 25 gennaio 2013


Sulla composizione delle liste pulite appena chiuse nei vari partiti è calata la nebbia dell’ipocrisia e l’ombra della genuflessione al più collaudato sodalizio tra giustizialismo della magistratura e vocazione proscrittiva della più autorevole stampa nazionale. Una sorta di tic nervoso... Per di più, sopra questa nuova ondata di frenesia mondatrice che non sembra francamente aver toccato gli incapaci e gli immeritevoli, insomma i dis-onorevoli, impera l’ipocrisia che vorrebbe spacciare per un’operazione di “pulizia” e presentabilità, meri riassetti interni ai partiti. Improvvisamente stampa e magistratura hanno fornito ai partiti, anche quelli che dalla prima ora hanno fatto del garantismo la loro bandiera, un assist per compiere, nell’ultima ora, quella pre-elettorale, e nel nome dei procedimenti inquisitori e delle accuse ancora senza condanna, un repulisti interno. Rispondente soltanto a logiche personali e all’estemporaneità del calcolo all’ultimo secondo.

Probabilmente è una forzatura definirle composte da uomini e donnine senza qualità ma, senz’altro, le liste uscite dai uffici di presidenza dei partiti rappresentano l’esempio della più marcata vocazione del sistema Italia al doppiopesismo e all’improvvisazione da piccolo cabotaggio. Quale ratio, spacciabile agli elettori come profonda rinascita politica, può spiegare che a parità di procedimenti giudiziari a carico qualcuno è saltato dalle liste e qualche altro no? Che Cosentino è stato eliminato e Cesaro no, che Papania- Crisafulli- Caputo sono stati fatti fuori mentre da una parte sono stati arruolati Oliverio-Rigoni-Lolli, tutti, indistintamente o inquisiti o rinviati a giudizio? E ancora perché la penna di un Verdini che è indagato per truffa ma è il dominus delle liste, ha scritto il nome di Fitto tra i presentati e quello di Scajola tra gli impresentabili? È grave piegarsi all’agenda di quella che in Italia è diventata la fabbrica degli indagati per dare in pasto agli elettori una manciata di rinnovamento che plachi la loro fame di antipolitica e dia loro l’illusione di poter finalmente esprimere un voto sotto la candida bandiera della presentabilità.

Perché la sciabola si è abbattuto solo su alcuni “impresentabili”, cosicché nell’alveo di ogni partito la regola che ha prevalso è stata quella di stabilire orwellianamente chi fosse più “uguale” degli altri, o meglio “più inquisito”, dunque immolabile, tra gli altri ugualmente inquisiti. E così facendo la pur sacrosanta urgenza di rinnovare la classe politica di questo paese, sulla base del merito dell’impegno e dell’onestà, è stata trasformata in un becero letto di Procuste sul cui piano sono stati amputati non soltanto gli indagati discrezionalmente scelti per il sacrificio, ma soprattutto la dignità e il sacrosanto diritto di tutti i cittadini di non essere presi, una volta di più, per i fondelli. Ma anche e soprattutto perché l’”esclusionomastica” interna ai partiti risponde di nuovo ad un richiamo di giustizia sommaria e discrezionale che scardina il principio costituzionale della presunazione di innocenza.

Quella che stabilisce che si non si è colpevoli fino all’ultimo grado di giudizio. La violazione di questo principio, per chi non ha meoria storica recente , ha già mietuto nel del nostro paese vittime mai risarcite, a partire da Enzo Tortora al fino al parlamentare del Pdl Gaspare Giudice, entrambi inquisiti, l’uno per mafia l’altro per associazione camorristica, ed entrambi finiti in carcere per poi essere scagionati e prosciolti quando ormai la malattia seguita all’emarginazione sociale e al carcere, aveva loro negato loro la possibilità di rivirere la libertà e la restituita legittimità sociale. Ma è possibile che la magistratura sia giunta a decretare di fatto chi deve o meno sedere nei banchi del parlamento? È pensabile che il quadro si raddrizzi con le ipocrite esclusioni eccellenti, che assecondano la sete di antipolitica da parte dei cittadini? Ed è pensabile, infine, che in questo bagno alla candeggina si vogliano far rientrare anche le autorottamazioni eccellenti, e doppiamente ipocrite, di politici come D’Alema e Veltroni ai quali è già stato offerto il robusto paracadute di sicuri incarichi di governo?


di Barbara Alessandrini