Lo scontro record Berlusconi-Santoro

sabato 12 gennaio 2013


L’evento mediatico politico degli ultimi 20 anni è stato lo scontro televisivo Berlusconi-Santoro. Due professionisti della comunicazione schierati su opposte posizioni: liberali-conservatrici di destra per l’ex premier; social-progressiste di sinistra per il secondo. Mancava da 17 anni, da “Tempo reale” su Raitre. È stato un evento di grande portata? Indubbiamente sì, non tanto per i quasi 9 milioni di ascoltatori sulla Rete del Terzo polo tv quanto per le reazioni a catena che ha suscitato. Il giorno dopo il dibattito-scontro ha catalizzato discussioni, dibattiti, rassegne stampa, foto, video on line con la riproposizione di alcuni dei momenti più vivaci. Con la trasmissione di Santoro il medium (3 ore di diretta da Cinecittà con la presenza di 400 giovani) si è trasformata in mezzo generale di una comunicazione politica che si è riversata sulle radio, sulle tv locali, sui social network, sui cellulari, sugli smartphone, sugli iPod. Michele Santoro dopo tanti anni di televisione (in Rai e a Mediaset) ha padroneggiato un cambiamento che dai tempi della “tv verità” di Angelo Guglielmi della Terza Rete è arrivato a inaugurare rituali inauditi, collettivi e personali.

Tutti in diretta e successivamente sugli altri media hanno potuto commentare, criticare, condividere, prendere atto delle contrapposte tesi, del modo di porsi ai telespettatori, al linguaggio usato dai protagonisti comprese le due intervistatrici Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna, il “duro” antagonista berlusconiano di sempre Marco Travaglio, l’imprenditrice che dall’alto della balaustra ha “ spiazzato” tutti con le sue considerazioni frutto della sua esperienza sul ruolo e il futuro dell’Europa in merito alla politica monetaria e alla sovranità nazionale. Santoro ha ricevuto elogi e critiche per la sua scelta e per il modo in cui ha “condito” il confronto dell’uno contro tutti. La Rai aveva già sperimentato l’efficacia di questo tipo di giornalismo, abbandonandolo però per paura e timidezza nei confronti della politica. Santoro ha compreso che dalla generazione Gutenberg (quella legata alla carta stampata) bisognava passare ai ragazzi digitali cresciuti con le tecnologie dei computer, smartphone, iPod.

Dare al pubblico presente brividi di tensione agonistica verbale e pensare anche a quanti il giorno dopo avrebbero rivisto gli spezzoni più interessanti della trasmissione mesi on line e offrire ai media argomenti di dibattito e discussione. La presenza di un unico personaggio “sui generis” come fatto rivoluzionario. Nel senso che Berlusconi-Santoro, una vita di polemiche e contrasti, si ritrovavano a battagliare nella stessa arena. Anche a dimostrare chi era più bravo a sintonizzarsi con il pubblico. Santoro portava avanti la sua rivincita: avere in casa l’avversario storico. Berlusconi però andava in trasferta a sfidare l’ambiente ostile, a cimentarsi in una arena televisiva dove ogni errore poteva essere fatale e rischioso. Sulla Rete e sulla carta stampata ogni opinione vale l’altra. In tv no. Ogni dichiarazione trova più o meno credibilità anche per il modo come la si presenta, per l’espressione del viso, il nervosismo, la concitazione o la calma che il pubblico avverte. Per la sincerità che traspare dietro le parole. Berlusconi ha superato il test . È apparso sicuro, deciso, determinato, un combattente. Il risultato influenzato dal mezzo di comunicazione egemone, secondo l’insegnamento di McLuhan per cui “il medium è messaggio”. Il giornalismo tv si è riscattato e passa oltre. Ora Tg5 e Sky puntano sullo scontro a 3 Monti-Bersani-Berlusconi. Ma non sarà la stessa cosa della diretta di Cinecittà.


di Sergio Menicucci