martedì 8 gennaio 2013
La libertà è sicuramente colorata. Pensateci un po’. Non viene d’immaginarla grigia o nera o bianca, benché siano dei colori anche questi. Ma son colori morti. Monocromi. Mentre la libertà ha tutti i colori dell’arcobaleno. E non solo. Comprende tutti i colori componibili. La libertà è vita. La vita è colorata. La morte ha un solo colore: bianco o nero. Tutte le cose belle la mente umana le pensa colorate. Prati, quadri, animali, più sono colorati, più sono belli. Una distesa di fiori di campo è più bella di un campo di grano o d’un prato verde, seppure verdissimo. “Guernica” di Picasso non vale i Picasso rutilanti di mille colori. Un pappagallo è più bello di mille leoni; come la zebra, di ogni elefante.
L’umanità è bellissima perché uomini, donne, bambini e bambine sono bianchi, rossi, neri, gialli. Hanno la pelle differente; gli occhi differenti; i capelli differenti. Se le persone fossero d’un solo colore, la terra avrebbe una ricchezza in meno. I razzisti, che distinguono le creature umane per il colore della pelle, sono zotici insensibili alla bellezza perché prediligono una tonalità invece dell’intera tavolozza. La superiorità tra i colori è, per altro, un assurdo estetico. Il razzista dovrebbe essere curato nelle accademie di belle arti anziché nelle cliniche psichiatriche. La libertà è colorata perché i colori favoriscono la creatività sviluppano le diversità, migliorano e abbelliscono la vita. Chi ambisce a governare l’esistenza, pretende di asservirla ai suoi colori preferiti e prestabiliti, mentre la natura e la libertà, ch’è naturale, non riescono ad esaurire le scale cromatiche. La libertà varia tutti i colori che l’adornano. Solo le nazioni che lasciano esplodere i colori sono davvero libere.
di Pietro Di Muccio de Quattro