domenica 6 gennaio 2013
C’è chi “scende” e chi “sale”. Gli interessati, a volte, come nel caso di Mario Monti, rappresentano la stessa persona. Il vignettista Giannelli, sul Corsera del 4 gennaio scorso, presenta il preside bocconiano come uno e.. “trino”: Prof, premier (in carica, seppur dimissionario) e uomo politico. A quale Monti dobbiamo credere? Fummo facili profeti a ipotizzare una bella tornata di sberle, tra l’uomo di Bilderberg e il post-comunista Bersani. Ovvio: “parlamentarie” e Sel colorano di rosso intenso la sacra alleanza di sinistra, con il rischio scontato di un bel “cappotto” (pari al 55% dei seggi alla Camera) per il “centrino” di Monti, che verrebbe così condannato a ruota di scorta di un più che probabile esecutivo Bersani. Immaginatevi voi come si coloreranno di rosso anche le guance della Merkel, dopo febbraio 2013, quando tutti i suoi sacrifici risulteranno vani, perché, a quel punto, il nuovo Governo italiano dovrà, necessariamente, ricontrattare con l’Europa i termini della nostra sudditanza politico-finanziaria. Frau “Anghela”, non me ne voglia, ma a me viene già da ridere!
Due annotazioni, ora, fin tropo facili, sulla mediatizzazione dell’agenda Monti, da parte del suo autore. La prima: anche i suoi fedelissimi in Rai non hanno potuto fare altro che irrogargli la sanzione prevista, per il suo clamoroso “sgambetto” alle regole della “par condicio”. Infatti, abbandonato il “politically correct” del loden, il Prof. ha ritenuto bene di monopolizzare il piccolo schermo, con una propaganda politica di parte, come presidente del Consiglio dimissionario di un governo... “tecnico”, i cui ministri uscenti fanno a gara per candidarsi nei cespugli centristi pro-Monti. Dopo le sue “confidenze” pubbliche in Rai, il “figurone” del Monti europeo ha perduto irrimediabilmente la sua desinenza “one”, per diventare un semplice “figurante” (mi riferisco agli innumerevoli commenti negativi “bipartisan”, apparsi sui maggiori organi di stampa), nella triste commedia degli equivoci di questa convulsa e inconsistente fase politica pre-elettorale.
Seconda riflessione: l’illustre accademico, a mio avviso, dovrebbe rispondere alle domande fulminanti di Maurizio Landini, che lo esorta ad aprire all’automotive tedesca (che sa trattare benissimo con la sua Fiom, negli stabilimenti italiani di sua proprietà!), piuttosto che andare a tagliare nastri e farsi vedere a braccetto con Marchionne, che gli stabilimenti li chiude e disinveste, a favore dell’americana Chrysler. Se fosse per me, con tutto l’affetto e la simpatia umana per il Maurizio “rosso”, gli farei notare che lui, tuttavia, ha in testa le idee arrugginite di due secoli fa, a proposito dell’operaio-massa e della dittatura del proletariato! Per esempio: io credo fermamente che la fabbrica sia solo l’espressione di una politica moderna del territorio, che sta “a monte” dei posti di lavoro in Fiat. Dice nulla, a Vossia, il calo drammatico europeo nella vendita di autovetture? Significa che i giovani vogliono ben altro, rispetto a quelle trappole di latta che inquinano le città, arricchiscono gli sceicchi e i petrolieri di tutto il mondo e che, per di più, costano (per mantenimento e investimento, come beni durevoli) tanto quanto un precario “choosy” non potrà mai permettersi!
Scusa Landini, ma che ne diresti di reimpiegare tutti i tuoi, per costruire treni super veloci, alla cinese, strutturando dorsali ad alta velocità, in senso longitudinale e trasversale, in tutto il territorio della penisola? E, poi, che ne pensi dell’idea di rimodellare, contestualmente, tutti gli spazi urbani, devastati dalle scatole di latta alle quali tieni così tanto? Sai, per far questo, basterebbe cambiare la testa dell’homus occidentalis (altro che Marx!), dicendogli che la proprietà fondiaria e immobiliare è solo “a tempo”! In questo modo, le città e gli spazi urbani potrebbero essere, periodicamente (ogni secolo, preferibilmente!), smontati e rimontati altrove, utilizzando materiali riciclabili quasi al 100% (come l’acciaio per le strutture e fibre naturali per le tamponature..), al fine di realizzare il sogno keynesiano della piena occupazione permanente della forza lavoro, di qualunque età e genere.
Caro Maurizio, secondo me, l’umanità si salva solo riscoprendo sia il trasporto collettivo (non è preferibile un treno super veloce, che trasporti, in due ore soltanto, migliaia di giovani lavoratori da un capo all’altro di questa nostra lunghissima terra emersa?), sia il valore economico di centrali nucleari super sicure, che soddisfino adeguatamente il nostro immenso fabbisogno energetico. Che senso ha, infatti, acquistare forza motrice da paesi vicini nuclearizzati? Un’eventuale riedizione di Chernobyl non guarderebbe in faccia proprio nessuno, come sai, e le armi nucleari in mano a dittatori e regimi di ogni risma e colore (rosso compreso e in abbondanza) sono infinitamente più pericolose di centrali atomiche ucraine, tanto “primordiali”, che il nostro compianto Enrico Fermi le avrebbe costruite con molta più sicurezza, già mezzo secolo fa. O mio Dio, dacci oggi un nostro Churchill, che rigetti a mare queste orde assatanate di finanzieri d’assalto, banche e Bce comprese!
di Maurizio Bonanni