L’establishment contro il consenso popolare

mercoledì 2 gennaio 2013


La voglia di sostituire i partiti del consenso con quelli dell'establishment serpeggia nei “salotti buoni” dell'Ue da almeno un decennio. Monti è stato “commissario europeo per il mercato interno” tra il 1995 ed il 1999 nella Commissione Santer. Poi sotto la Commissione Prodi ha rivestito il ruolo di “commissario europeo per la concorrenza” fino al 2004. Fu personalmente il lussemburghese Jacques Santer (allora presidente della commissione) ad assegnargli le deleghe a mercato interno, servizi finanziari, integrazione finanziaria, fiscalità ed Unione doganale. Il legame tra Monti e Santer è a dir poco inossidabile, entrambi fanno parte del salotto internazionale che reputa giusta causa la sostituzione dei governi retti da esponenti dei “partiti del consenso” con esecutivi capitanati dai “partiti dell'establishment”. Tramontata l'esperienza della sua commissione in sede Ue, Santer entrava a far parte nel 1996 del consiglio d'amministrazione della GenMed (la holding finanziaria General Mediterranean Holdings). E chi più di Santer può spiegare a Monti l'utilità per i poteri forti bancari di trasformare Italia, Grecia, Spagna e Portogallo nelle braccia del Nord Europa? Ovvero contribuire a realizzare un volano economico interno all'Ue che permetta lunga vita dell'establishment perpetrando l'economia gocciolata sui paesi poveri dell'Ue.

Teoria che lo stesso Santer ha sperimentato nel suo Lussemburgo, quando sul finire degli anni '70 venne nominato ministro delle Finanze, del Lavoro e della Sicurezza sociale del ricco paese francofono: lì per la prima volta vennero reintrodotti i quartieri dove confinare i poveri, ovvero quel fardello sociale che alimenta devianza e criminalità (ampia letteratura in materia era già stata versata nell'Inghilterra vittoriana). È evidente che l'amicizia con Santer abbia ampliato la sua affidabilità presso il “partito sovranazionale dell'establishment”: infatti, tra il 2005 ed il 2008, Monti assurgeva a primo presidente del Bruegel, un esclusivo comitato di analisi delle politiche economiche (oggi noto come think-tank) nato proprio a Bruxelles nel 2005. Ed in quell'anno Bruxelles assurgeva ad esempio internazionale per le democrazie opulente ed evolute, e per aver risolto il problema del binomio povertà-criminalità: nel suo quartiere ghetto potevano convivere poveri e condannati a pene detentive, entrambi in completa libertà, ma a patto di non varcare i confini rionali. Il “partito dell'establishment” non fa prigionieri, soprattutto confina l'ascensore sociale ai soli delfini della cosiddetta “classe dirigente”. Ed è nel salotto Santer che Monti si convince come il consenso popolare non sia altro che l'anticamera del populismo, che lui tanto rimprovera a Silvio Berlusconi. Ormai le posizioni del Cavaliere e del Professore bocconiano sono politicamente inconciliabili.

L'ulteriore salto di qualità avviene per Monti nel 2010, quando assurge a “presidente europeo della Commissione Trilaterale”: un gruppo d'interesse finanziario che usa ammantarsi di “guida per l'orientamento neoliberista del pianeta”. La Trilaterale ha un ambizioso programma, e deve la sua nascita (nel 1973) a David Rockefeller. Monti è anche membro del “comitato direttivo del Gruppo Bilderberg”: da entrambi gli incarchi s'è ufficialmente dimesso il 24 novembre 2011, ma i ben informati parlano d'una sorta di “sonno esoterico”, dimissioni formali per indorare la su carica di presidente del Consiglio. Di fatto Monti è uno dei pilastri europei del “partito dell'establishment”, quindi un prosecutore ed attuatore del programma che vuole archiviare nell'occidente tutto i cosiddetti governi a consenso popolare. È' evidente che il disarcionamento di Silvio Berlusconi sia stato preorganizzato nei salotti graditi alla Trilaterale, in cui orbitano i signori del rating: ovvero coloro che danno un punteggio alle economie del pianeta.

E non è certo un caso che, tra 2005 e 2011, Monti sia stato international advisor per Goldman Sachs: Monti era membro effettivo del “research advisory council di Goldman Sachs Global Market Institute”, ovvero a capo di coloro che danno un punteggio alle economie. E mentre l'Italia veniva bastonata e bocciata, Monti era seduto sul “Senior European Advisory Council” di Moody's, in qualità di presidente del “business and economics advisors group” dell'Atlantic Council. Berlusconi minaccia una commissione che indaghi sulla caduta dell'ultimo suo governo. È il caso che l'indagine s'allarghi, e per dimostrare come il “partito dell'establishment” abbia pianificato la dittatura dell'indifferenza verso i popoli… e siano essi seguaci della destra come della sinistra. Ciliegina sulla torta potrebbero essere gli accordi leonini tra Ior (quindi Vaticano) ed i sottoscrittori dell'agenda Monti, tutti advisory di Moody e Goldman.


di Ruggiero Capone