Economia, il 2012 “anno terribile”

venerdì 28 dicembre 2012


Un recente rapporto del Censis ha rilevato che il ceto medio, la cui ricchezza è scesa dal 66 al 48 per cento del totale, è sempre più povero, tanto che molte famiglie sono costrette a vendere oro e gioielli. È un’Italia che soffre e che è molto arrabbiata con il governo Monti, quella che ha ritratto il 46° rapporto del Censis sulla situazione sociale: il carico fiscale è aumentato in modo spropositato, specie dopo l’introduzione dell’Imu; il risparmio si è drasticamente ridotto; i ragazzi e le loro famiglie non investono più sull’istruzione, in assenza di prospettive di lavoro; la disoccupazione sta seminando lo sconforto, mentre all’orizzonte l’incubo del licenziamento rischia di trasformarsi in realtà. Nei giorni scorsi sono giunti i dati dell’Istat ad aggiornarci sulla situazione economica dell’Italia: nel terzo trimestre il Pil è diminuito dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,4 per cento nei confronti del terzo trimestre del 2011.

A ottobre la produzione industriale è calata del 6,2 per cento, in termini tendenziali. Si tratta del quattordicesimo calo consecutivo su base annua. Nella media dei primi dieci mesi del 2012, la produzione è diminuita del 6,5 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel rapporto sul reddito e le condizioni delle famiglie, l’Istituto di statistica sottolinea poi che oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Le famiglie più esposte sono quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito; in particolare le famiglie a monoreddito.

Secondo la Banca d’Italia, la ricchezza delle famiglie dal 2010 al 2011 è scesa del 3,4 per cento, mentre sono in aumento le disuguaglianze tra le famiglie: il 10 per cento delle famiglie più ricche detiene il 45 per cento della ricchezza; nel secondo trimestre del 2012 la spesa delle famiglie è scesa dell’1 per cento rispetto al periodo precedente, registrando il quinto calo consecutivo. Sempre secondo la Banca d’Italia, il debito pubblico, durante il governo Monti, è aumentato in modo considerevole, passando dai 1943 miliardi del gennaio 2012 ai 2014 miliardi di oggi, con un aumento del 3,7 per cento, pari a circa 71 miliardi: in conseguenza di ciò il rapporto fra debito e Pil è salito al 126,4 per cento, mentre la crescita continua a rimanere un miraggio. Monti dovrebbe fare un bagno di umiltà e smettere gli abiti da maggiordomo della Merkel e di portavoce delle banche d’affari e della grande industria: se non fa questo, a prescindere dalla sua futura collocazione politica, può solo arrecare ulteriore danno all’Italia e agli italiani.


di Giuseppe Bianchi