L’impegno delle Forze Armate

sabato 22 dicembre 2012


Continua l’impegno delle Forze Armate italiane per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. Una sensibilità nei confronti del patrimonio culturale che il mondo militare ha mostrato fina dal 1941 con l’emanazione del codice penale militare di guerra che prevede precise responsabilità a carico dei comandanti militari in materia di prevenzione e salvaguardia dei beni stessi. Ma che ora viene rinnovata in sede Unesco in seno al Comitato per la protezione dei beni culturali con una direttiva che proprio le Forze Armate italiane hanno diramato  per meglio  salvaguardare il patrimonio culturale in caso di scontro  armato. 

La materia è, in realtà, da tempo ogetto di attenzione da parte delle diverse Convenzioni e dei Protocolli con cui la comunità internazionale ha inteso riconoscere l’universallità del danno recato al patrimonio culturale mondiale  in caso di distruzione di testimonianze di ogni singolo paese ed introdurre la necessità della loro salvaguardia e del loro rispetto. 

Obiettivo non semplice anche perché le misure appropriate al suo conseguimento non sempre sono statae pienamente rispettate dai paesi che vi hanno aderito. La recente iniziativa delle Forze Armate di introdurre con una direttiva nuove misure sanzionatorie mira a colmare questa lacuna e a puntualizzare quali siano gli elementi salienti delle norme, delle convenzioni  e dei protocolli volti alla protezione dei beni culturali sia in tempo di pace che di guerra. Un iter non semplicissimo avviato nel secondo dopoguerra, dopo che, sulla scorta delle immani devastazioni che il conflitto mondiale aveva apportato, la Comunità internazionale iniziò i negoziati che portarono ad adottare la Convenzione dell’Aja del 1954 come primo strumento di portata generale esclusivamente dedicato al  tema della protezione del patrimonio culturale. E in seguito ripreso al fine di renderlo più efficace nel 1999 con un Protocollo alla medesima convenzione, poi ratificato nel 2009 con l’introduzione nel nostro ordinamento  di nuove fattispecie penali che prevedono severe misure sanzionatorie. 

Nel merito della direttiva voluta dai vertici del  mondo militare italiano a beneficiare del provvedimento saranno la totalità degli elementi del patrimonio culturale, ossia beni mobili ed immobili, inclusi monumenti architettonici, artistici o storici, siti archeologici, le opere d’arte, manoscritti, libri, collezioni e l’adesione alla Convenzione  implica l’adozione di misure preventive volte ad assicurare la protezione di tali beni non solo in caso di conflitto, ma anche in tempo di pace. Rendere quindi più vincolanti regole e prescrizioni a difesa della cultura attravrso un sunto dei principi basilari che regolano la materia. E farlo avviando una azione informativa dai livelli più bassi del personale militare. 

È questo l’obiettivo che le nostre Forze Armate hanno deciso di perseguire, anche nel contesto delle missini militari all’estero, anche in virtù del primato del nostro paese che detiene la più alta percentuale di concentrazione di opere e bene culturali nel mondo.  


di Barbara Alessandrini