venerdì 21 dicembre 2012
Presidente Napolitano, a che cosa brinderemo questo fine anno 2012? Lei sa bene che se avesse concesso le elezioni, un anno fa, avrebbe stravinto il Pd ma, a quel punto, Bersani non avrebbe mai potuto imporre al suo elettorato di sinistra i sacrifici di Monti, senza ricorrere a un governo di salute nazionale che, all’epoca, sarebbe stato “solo” politico, e non strettamente filo-europeo, a conduzione “indiretta” di Berlino.
Altra verità: Monti è nato, nella Sua mens rei, come riserva della Repubblica e, sempre come tale, gli è stato riservato a vita lo scranno di senatore. Perché, in questo senso, a me sembra che i patti con Bersani fossero chiari: tu (Pier Luigi) aspetti un brevissimo “giro”, in modo che noi si metta con le spalle al muro il Pdl (che ha la maggioranza assoluta alla Camera), con conseguente svuotamento del suo bacino elettorale, dando tutta la colpa a B. del disastro economico, in risanamento del quale chiameremo il demiurgo Mario. Poi, però, nel 2013 l’incarico toccherà a te (Bersani) e non sarò io a dartelo, in modo da sottrarmi alle enormi pressioni che mi vengono dall’Europa, in merito al “commissariamento” dei conti pubblici italiani.
Perché tutto questo funzionasse, però, c’era bisogno - aveva ragione Lei! - che Mr. Monti restasse una... “riserva” (utile per dirimere, dopo le elezioni del 2013, il più che probabile stallo elettorale, qualora il duo Bersani-Vendola non avesse superato quota 35%), e non un giocatore titolare, in grado di fare punteggio pieno per la sua “squadra”, provocando quel temutissimo rassemblement di centro, sicuro vincitore delle prossime elezioni, come schieramento “moderato”.
Quindi, sebbene, in modo molto elegante, Monti si è beccato (giustamente, secondo me) “cartellino rosso”, da parte Sua, in qualità di arbitro costituzionale del Quirinale. Con il che Monti, volendo scendere in pista, con nome e faccia propria (senza la maschera patetica di Montezemolo-Riccardi, che da soli valgono appena un prefisso telefonico), dovrebbe prima dimettersi da senatore avita - facendoLe uno sgarbo non da poco! - e rischiare una sonora bocciatura elettorale, in quanto, a quel punto, si troverebbe schiacciato nella tenaglia Berlusconi-Grillo, che farebbero man bassa del voto popolare di protesta, contro l’Imu (che va al fondo salvastati, per la metà) e i sacrifici imposti da Monti con l’ulteriore elevazione del livello di tassazione, già di per sé insopportabile fin dai tempi di Tremonti.
Senza una voce critica, chi glielo dice alla Merkel che abbiamo capito il giochino, perché tanto lo sappiamo benissimo che, senza Monti, la demagogia di sinistra ci porterà a chiedere soldoni all’Europa, per tenere in ordine i nostri disastrati conti dopo il 2013, denaro che Frau Merkel non sarà disposta a concedere, sfilandosi lei, per prima, dall’euro?
Queste, e non altre, a mio personalissimo avviso, potrebbero essere le verità che stanno nei retroscena delle Sue scelte, Signor presidente (e che, confesso, non avevano molte alternative, volendo restare in Europa)! E qui faccio alcune osservazioni di parte: Berlusconi ha voluto fortissimamente che si andasse a votare con l’election day (in modo che il voto locale non influenzasse quello nazionale, spegnendo così sul nascere qualche pesante ricatto leghista), immediatamente a ridosso del salasso dell’Imu sulle famiglie italiane, facendo propaganda sfrenata per la cancellazione dell’odiata tassa sulla prima casa.
Credono, veramente, i pro-montiani che gli elettori abbiano la memoria così corta e che l’arroganza ingiuriosa del Ppe resti lettera morta nelle loro menti e nei loro cuori?
Non è Berlusconi a essere stato umiliato dalla Merkel e da Monti a Bruxelles, ma un paese intero, che si è scoperto smaccatamente eterodiretto dall’Europa pangermanica. Questo Lei temeva come la peste, signor presidente, e questo (ma a chi giova?) è effettivamente accaduto. Ora, La prego, mi dica, per favore, che mi sono inventato tutto! Tanto, io - emerita nullità - e Lei avremo un solo giudice: il popolo sovrano che ci dirà, con il suo voto di febbraio, da che parte sta. E quali siano i suoi veri sentimenti nei confronti dell’Europa dei banchieri.
di Maurizio Bonanni