La storia d’Italia, secondo De Mita

martedì 11 dicembre 2012


“La storia d’Italia non è finita”. E per darci questa notizia l’ex presidente della Dc, Ciriaco De Mita, ha scritto addirittura un libro, presentato in occasione di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi presso l’Università di Reggio Emilia e che è stato preceduto da un lungo, quanto noioso, prologo che ha visto come protagonisti gli onorevoli Renzo Lusetti, Pierluigi Castagnetti ed il fondista del Corriere della Sera, Paolo Franchi.

Singolare l’interpretazione demitiana della storia d’Italia, che sembra intersecarsi o comunque camminare parallelamente con la Democrazia Cristiana, la grande Balena bianca andata ad arenarsi sulla spiaggia del Pd. Come se la storia d’Italia e quella della Dc fossero la stessa cosa. Sembra quasi che De Mita voglia dirci: non temete, noi vecchi democristiani di sinistra siamo sempre qui, semmai riciclati o provvisoriamente ammogliati con quel che resta del partito comunista, ma siamo sempre qui e non ci stacchiamo dal potere, tutt’al più ci trasformiamo, come i camaleonti. Questo libro rappresenta anche una sorta di autobiografia, un racconto vissuto attraverso gli appunti di De Mita. Appunti che, a differenza di altri, in questo caso fanno davvero la storia. De Mita non ha mancato, nel corso dell’incontro, di fare una sottile distinzione fra le forme di corruzione politica presenti nella prima Repubblica, giudicate «operazioni sopportabili» e quelle attuali, a suo avviso ben più gravi: un distinguo che conferma la sua abilità di sofista o, come l’aveva definito il compianto Giovanni Agnelli, di intellettuale della Magna Grecia.

Anche il governo attuale è oggetto delle riflessioni politiche di De Mita, che non ha esitato ad attribuire a Monti il titolo di “chirurgo”: un chirurgo entrato in scena, secondo l’intellettuale della Magna Grecia, per salvare il paziente Italia dopo che la politica si era adagiata su se stessa, senza curarsi dei propri mali. Un’analisi quantomeno ardita quella di De Mita, se si tiene conto dello stato comatoso in cui versa l’economia italiana, dopo un anno di governo dei tecnici. L’ultimo colpo di sciabola De Mita lo ha riservato a Berlusconi, affermando: «Le ultime esternazioni di Berlusconi rappresentano dei colpi di coda, segnali sintomatici della sua fine». C’è da fidarsi. Lui, di politici giunti al capolinea, se ne intende di certo.


di Giuseppe Bianchi