martedì 4 dicembre 2012
Primarie da... Brecht! Ma davvero non vi sembra un’Opera Buffa, questo accapigliarsi tra veri (Bersani-Renzi) e “finti” candidati (ovvero: tutti quelli del Pdl, che devono esclusivamente a Berlusconi le loro fortune politiche, del tipo gli “sdoganati” di An)? Diciamocelo francamente: a che serve fare finti concorsi, fissando regole che valgono soltanto a casa propria? È vera democrazia quella che impedisce alla gente di votare, con la scusa del sospetto d’inquinamento, da parte di “infiltrati” di partiti avversi, che voterebbero per far perdere il candidato più “scomodo” per i propri interessi? Tiriamo tutti il freno, per piacere. Le regole, per la scelta delle leadership, non sono un bene “disponibile” di parte, in base al colore e alla fazione politica. Al contrario, devono essere fissate con legge e regolamento di esecuzione e “uguali per tutti”. Quindi, in parole poverissime: si stabiliscano elenchi unici (nazionali e regionali) per le primarie, denominati con il nome dei partiti che ne facciano richiesta e abbiano una rappresentanza in Parlamento, ai quali possano chiedere di iscriversi i cittadini aventi diritto al voto, in occasione di tornate elettorali politiche e amministrative regionali.
Le liste sono comunicate ufficialmente ai partiti interessati, con i nominativi degli elettori iscritti, aventi diritto al voto, a ciascuno dei quali sarà associato un codice identificativo. I cittadini interessati dovranno, poi, presentare ai seggi/gazebo un documento d’identità e il certificato elettorale, in modo da evitare ogni possibile disguido (per non dire “broglio”). Al seggio, il rappresentante di partito incaricato ha l’obbligo di inviare, in tempo reale, via sms, al tenutario degli elenchi (ad esempio il ministero dell’Interno) il codice identificativo del votante, che sarà “spuntato” automaticamente dal sistema sulla lista corrispondente. Il patto con il cittadino che chieda l’iscrizione a una delle suddette liste deve essere formulato chiaramente: per ogni tornata elettorale, ti puoi iscrivere a una sola di esse. Punto. Celebrate le elezioni, sei libero di ripensarci e cambiare lista a tuo piacimento, anche perché si può desumere che, nel nuovo Parlamento/Consiglio, abbiano fatto ingresso altre formazioni politiche, portatrici di offerte e programmi alternativi. Il problema si pone, tuttavia, per chi “non” ha una rappresentanza parlamentare e concorra per la prima volta alle elezioni. Una soluzione possibile consiste nel fare obbligo (per richiedere la creazione di una lista “ad hoc”, da parte di chi si presenta per la prima volta alle elezioni) del deposito di un numero di firme pari, per esempio, al 10 per cento della soglia di sbarramento (ove esistente, ovviamente), oppure con identica percentuale, applicata al numero di voti della formazione politica - già rappresentata - che abbia ottenuto il minimo numero di voti. Veniamo ora al “dopo” primarie del Pd. È chiaro che il successo scontato di Bersani è una vittoria dell’apparato interno al partito. Basta aver seguito la pasionaria bersaniana Rosy, per capire che siamo sempre in un regime filosovietico da comitato centrale del Pcus o del Pc cinese! Questo significa una cosa sola: se Bersani dovesse guidare il governo, ci ritroveremo con una sinistra alla Vendola-Bertinotti che “conta”! Con buona pace di Monti, Draghi, Napolitano e di tutti i ricatti che ci vengono da Bruxelles e dalla Germania di Merkel. In altre parole, un bel pastrocchio, anche perché se - come praticamente certo - non dovesse cambiare la legge elettorale, Bersani si troverà obbligato a mettersi assieme a Casini-Montezemolo, i Lancillotti (o “lanzichenecchi”?) di Monti. Con le frizioni e gli scontri che tutti possiamo immaginare. Morale: l’Italia smetterà di crescere, e la disoccupazione aumenterà. Resta da capire che cosa farà Renzi. Tutti sperano che trovi una scusa plausibile per mettersi in proprio. E, in questo caso, Berlusconi (che fa benissimo a “sdoppiare” la sua Forza Italia da An) può dare una grandissima mano al movimento socialdemocratico del sindaco di Firenze, adottando e proponendo agli elettori un programma liberale affine a quello di Renzi stesso, in modo che un’alleanza post-elettorale sia sempre possibile sulle “cose concrete”. Facciamoci un po’ furbi tutti quanti!
di Maurizio Bonanni