Le case che fanno gola all’erario

sabato 17 novembre 2012


Le case dei venti enti previdenziali privati (avvocati, notai, giornalisti, medici etc.) fanno gola all’erario. Non è la prima volta che governo o parlamento mettono gli occhi sul patrimonio immobiliare costruito anno dopo anno dalle categorie professionali per pagare le pensioni future senza ricorrere al contributo dello Stato, come avviene per l’Inps o l’Inpdap. Il governo tecnico del professor Mario Monti ci prova e tramite il ministro per la cooperazione e l’integrazione Andrea Riccardi ha presentato un piano, inserito in un emendamento della legge di stabilità in discussione alla Camera, per la vendita a prezzi agevolati di alloggi senza caratteristiche storiche o di lusso. Poiché il testo della legge di stabilità e di bilancio continua ad essere modificato ad ogni riunione di Commissione e dell’Aula della Camera del provvedimento si conoscono soltanto alcuni aspetti che hanno avuto il via libera dal Consiglio dei Ministri.

Di cosa si tratta e perché le categorie si stanno mobilitando? L’operazione riguarderebbe alcune migliaia di immobili (solo tra Milano e Roma sarebbero circa 30mila) che porterebbe nelle casse dello Stato circa 120-150 milioni derivanti dall’imposta di registro. È la seconda iniziativa del governo Monti sulle Casse autonome dopo quella della richiesta certificazione del loro stato di salute per i prossimi 50 anni. Il test è stato abbondantemente superato dall’Inpgi e dalle altre casse previdenziali. Se, invece, dovesse passare il maxi piano di svendita di Riccardi (occorrerà vedere gli sviluppi del provvedimento che andrà al Senato nelle prossime settimane) l’Inpgi e le altre casse autonome rischierebbero, osserva il presidente dell’Adepp Andrea Camporese, l’immediato commissariamento perché il loro patrimonio non garantirebbe più il puntuale pagamento delle pensioni. A fronte dei presunti 120-150 milioni di euro che lo stato incasserebbe dall’imposta di registro si creerebbe un buco di decine di miliardi per tutte le Casse degli enti previdenziali privatizzati che incasserebbero ben poco dalla svendita di parte dei loro alloggi mentre si svaluterebbero quelli dati in affitto.

Per il coordinamento degli enti la proposta Riccardi «va immediatamente cestinata anche perché lede illegittimamente l’autonomia delle casse degli enti sancita dal decreto legislativo n.509 del 1994». Andrea Camporese in un precedente incontro con i titolari del Lavoro e dell’Economia (ministeri vigilanti) aveva ottenuto l’assicurazione che l’autonomia delle casse non sarebbe stata toccata, una volta criticato il loro stato di salute. Il piano di dismissioni immobiliare reso noto dal ministro Riccardi «appare sconcertante, irricevibile e al di fuori dell’impianto legislativo della previdenza privata italiana» ha aggiunto Camporese, dichiarando che i vertici delle casse sono pronti a ricorrere anche alla Corte Costituzionale. Va infatti ricordato che gli enti di previdenza dei professionisti italiani sono soggetti di diritto privato ai quali la legge sulle privatizzazioni ha affidato piena autonomia gestionale e amministrativa. Con il vincolo di mantenere finalità pubbliche e sociali, pagare le pensioni, rispondere della propria gestione ad organi eletti dalle categorie (i soci che pagano le quote e i contributi), senza gravare in nessun modo sullo Stato. Questo impianto è stato ribadito da numerose sentenze anche di rango costituzionale. E di recente sono stati presentati al ministero del Lavoro i bilanci attuariali che dimostrano la solidità economica per i prossimi 50 anni degli enti gestiti dalle singole categorie di professionisti.


di Sergio Menicucci