mercoledì 14 novembre 2012
Magari l’espressione “stalking” sarà un po’ iperbolica per descrivere il pressing, in realtà ossessivo, del Capo dello stato sul Parlamento per il varo di una nuova legge elettorale (non attraverso messaggi scritti come quelli previsti dalla Costituzione ma con continue esternazioni mediatiche in teoria non costituzionalmente tutelate). Di certo però la vicepresidente del Senato Emma Bonino segnala un problema che non si può fare finta di non vedere. Lo stesso per il quale è in sciopero della fame da quasi due mesi il deputato radicale Maurizio Turco: l’Europa, tramite il Consiglio europeo, da tempo raccomanda gli stati membri, il caso scoppiò con la Bulgaria, di non andare a votare con leggi elettorali approvate a meno di un anno dalle elezioni. E questo per dare il tempo di ridisegnare eventuali collegi elettorali e rodare la cosa.
Invece in Italia come al solito qualsivoglia riforma, soprattutto le più abborracciate, avviene sempre last minute. Come i voli che ti portano in vacanza, di cui uno si gode spesso più gli inconvenienti che altro. Purtroppo questa legislatura, che passerà agli annali come la peggiore dal dopoguerra, è andata come è andata e recarsi a votare con il sistema inventato dalla Lega, ma avallato e votato sia dal Pdl sia da Veltroni pur di fare le scarpe all’ultimo governo Prodi, con i risultati che tutti sanno, non sarà di certo un dramma. Cambiare invece ancora una volta in corsa le cose, oltre a produrre risultati non prevedibili a tavolino, rischia di esporci all’ennesima condanna, stavolta da parte della Corte europea cui sicuramente i Radicali adiranno in caso di perseveranza diabolica della politica italiana.
Inoltre si capisce come tutto questo agitarsi a livello di altissime istituzioni porterà nuova acqua al mulino dei vari Grillo d’Italia o al carro dell’anti-politica e dell’astensionismo. In questa ottica l’osservazione della Bonino tutto sommato è un fraterno consiglio a Napolitano di non farsi coinvolgere, per una volta di più, nelle manovre della partitocrazia. Come a dire: questi già fanno leggi con i piedi senza che nessuno gliene fornisca l’alibi, ma se ci si mette pure lei, signor Presidente, con il suo pressing o stalking istituzionale pressoché quotidiano, sia pur a fin di bene, si rischiano elezioni di nuovo falsate dal punto di vista delle regole e un reiterato biasimo europeo. Che ormai ha trasformato l’Italia, se ci mettiamo pure le quotidiane condanne al sistema giustizia e alla sua appendice carceraria, nel pluripregiudicato d’Europa. Una sorta di “nemico pubblico” politico numero uno.
di Dimitri Buffa