Adesso chiedete scusa a Storace
mercoledì 31 ottobre 2012
Coraggio compagni e camerati, tocca chiedere scusa a Francesco Storace e al suo ex portavoce e addetto stampa Niccolò Accame. Il teorema del Lazio-gate, pardon, l’impianto accusatorio, non ha retto al vaglio processuale di secondo grado e, a più di sei anni dal sorgere della penosa vicenda, la giustizia a babbo morto tipica del nostro paese impone questo sacrificio. Certo nessuno ridarà a Storace il tempo perduto e le umiliazioni subite, e lo stesso vale per Accame, cui gli investigatori per sbaglio perquisirono la casa del padre Giano invece che la sua, mentre alcuni giornalisti si divertivano a dileggiare la madre con penosi giochi di parole, ma tant’è: in Italia quando si passa attraverso le maglie della giustizia ispirata da complotti politici è già tanto se si riporta la pelle a casa. Ne seppe qualcosa Enzo Tortora a suo tempo, che invece la vita a causa di un errore giudiziario nel medio periodo ce la rimise, morendo esattamente un anno dopo l’assoluzione definitiva in Cassazione. Naturalmente nessun magistrato paga, ha pagato o pagherà per questi errori, ma almeno qualcuno di coloro che approfittò del Lazio gate per fare vincere Marrazzo alle regionali del 2008 (facendoci fare un affare che fa rima con il cognome del personaggio in questione, ndr) potrebbe chiedere scusa. Da chi cominciamo?
Da destra o da sinistra? Proporrei un primo mea culpa da parte della nipotina del Duce, la presunta danneggiata e spiata da “tutti gli uomini del Presidente”, la protagonista passiva “de ‘sto Watergate all’amatriciana”. Oggi se ne sta buona anche perchè il proscenio dell’urlo e della sceneggiata glielo ha tolto la Santanchè, ma all’epoca, molti ancora se le ricordano, le sue comparsate televisive furono da Oscar. Non ha niente da dire oggi Alessandra Mussolini a Storace e ad Accame? Eppure, in fondo, provenivano dalla stessa matrice, più o meno postfascista, e addirittura militavano tutti nella cosiddetta destra sociale.
Tuttavia in cambio del proverbiale quarto d’ora di celebrità proprio da destra, e non solo dalla Mussolini, ma anche da tanti appartenenti all’ala ex An, arrivarono le peggiori pugnalate alla schiena a Storace, che alla fine si fondò un proprio partito andandosene via disgustato da tanto cinismo politico. Oggi il tempo è stato doppiamente galantuomo con Storace, che nella galassia del centrodestra
esplosa in maniera francamente indecorosa, è l’unico ad avere conservato un bel po’ di dignità. Nonché le mani pulite nell’agone politico che milita da quella parte, cosa che di per sè vale non poco. Resta il danno di un consiglio regionale e di una giunta che in pratica dovettero farsi da parte per questo scandalo del tutto inventato dai media con il risultato di regalare ai romani e ai laziali una nuova giunta che faceva capo al non rimpianto Marrazzo. Un risultato politico che, con il senno di poi, fa tuttora rima con il suo cognome.
di Dimitri Buffa