I vecchi lascino largo a Cattaneo

sabato 27 ottobre 2012


Evviva, il contratto preliminare stipulato la fine di Novembre 2011 tra Napolitano e Monti da una parte e Berlusconi dall’altra, è stato stipulato definitivamente a Palazzo Chigi. Ritiro di Berlusconi dalla candidatura a premier con promessa di appoggio al Monti Bis e salvezza delle imprese del Cavaliere. Tutti stamane sono felici e contenti tranne i cittadini Italiani che hanno ascoltato le dichiarazioni montiane e quelle di Napolitano, entrambe del seguente tenore: “Non deviare dal rigore montiano ed eseguire i diktat dell’Unione Europea . La certificazione della cessione di sovranità di un paese, fino a non molto tempo fa, considerato da tutti ivi compresa la Germania, che non dimentica mai i famosi “giri di valzer”, il più bel paese del mondo e non solo sotto l’aspetto naturalistico, o sotto quello artistico, ma per la genialità dei suoi abitanti che hanno dato il via al made in Italy, è chiara e sotto gli occhi di tutti. Oggi non è più così e diventerà a breve terra di conquista per tutti coloro che, disponendo di capitali enormi, condizioneranno i mercati. Il debito pubblico enorme accumulato negli anni del compromesso storico ha raggiunto il record a dimostrazione del fatto che il rigore montiano non è servito allo scopo, aggravandolo. Ma al burocrate Monti il fatto interessa marginalmente essendo interessato all’evoluzione dei mercati ed alla salvezza delle banche che comprano titoli di stato che fruttano interessi cospicui. Berlusconi nell’annunciare il suo ritiro ha dichiarato che ama l’Italia e che è orgoglioso della sua rivoluzione “populista”. Che abbia amato l’Italia è certamente vero, ma è certamente altrettanto vero che ha amato e continua ad amare le sue imprese.
Non è altresì vero che ha dato il via alla rivoluzione “populista”. Egli dal 1994 e fino al 2008 ha sempre promesso la rivoluzione liberale alla quale la gran parte del popolo Italiano ,che non è stata e che non sarà mai di sinistra, ha creduto, concedendogli un consenso bulgaro che è venuto meno non tanto per il tradimento del “rinnegato” Fini quanto per la incapacità dimostrata dal Cavaliere a mantenere le promesse fatte anche con gesti eclatanti. IL populismo non ha nulla a che vedere con il successo elettorale di Berlusconi, tanto che, se fosse vero, il fenomeno sopravviverebbe al suo autore. Il Cavaliere ha salvato l’onore. I suoi avversari ed anche alcuni suoi amici, per giustificare l’abbandono e l’avvento del governo tecnico ammettono che nel novembre famoso l’Italia era sull’orlo del baratro, contrariamente a ciò che sosteneva il Cavaliere che tentava di tranquillizzare sostenendo che la situazione era sotto controllo. Vi è solo una gran confusione con particolare riferimento al centro destra che nonostante tutto presenta alla ribalta i soliti personaggi, ormai squalificati con il pericolo sempre imminente di coinvolgere sotto l’egida del “moderatismo” i Democristiani di turno che quasi sdegnosamente fanno finta di  rifiutare l’approccio. L’unica speranza che noi italiani abbiamo, e che i tanti giovani facciano capire ai Cicchitto, Verdini e Gasparri di turno che debbono uscire di scena, cedendo il passo al giovane Cattaneo ed a tutti coloro che da sempre, senza pugnalare alle spalle il fondatore del Pdl. invocano le primarie nel tentativo di scegliere la persona che, per cultura, moralità ed amore per la patria, rivaluti la grande famiglia liberale e le sue tradizioni.

di Titta Sgromo