Quei vaticini azzeccati su Renata

venerdì 12 ottobre 2012


Non mi piace l’autocitazione però, come dicono a Roma, «quanno ce vo’, ce vo’!».

Era il 27 maggio del 2010 quando, in un pezzo intitolato Attenta Renata!, oltre a mettere in evidenza l’assurda decisione di escludere dalla tornata della lista romana del Pdl («a causa di un panino di troppo o di una sostituzione di candidato troppo tardiva»), si mise in evidenza che (proprio in quei giorni) l’ex leader dell’Ugl era impegnata a fronteggiare due grossi problemi. Il primo, quello di trovare un paio di posti all’alleato Udc non entrato in giunta in prima battuta. Il secondo, quello di far alzare dalla loro poltrona appena occupata altrettanti assessori Pdl. 

Quest’ultimo fattore, insieme alla epocale topica presa in fase di (non) presentazione della lista, dette il via alle danze, alle guerre intestine che hanno fatto del Pdl laziale un partito (per dirla con Alemanno) che non ha prodotto politica e incapace di sfornare progetti in grado di fare obiettivi: «quando è così - ha affermato giorni fa il primo cittadino capitolino in un’intervista - prevalgono le faide interne e gli scontri tra gruppi e sottogruppi».

Ritorniamo a quel 27 maggio e all’Attenta Renata!. Lo scritto veniva così concluso: «non è nemmanco più possibile che le conseguenze delle beghe interne a partiti e lobbies (a destra come a sinistra) della Caput Mundi possano essere in qualche modo scontate dagli altri capoluoghi della Regione. Renata Polverini deve stare molto attenta a non cadere dentro questo tourbillon, soprattutto fin dall’inizio del suo mandato: rischierebbe di rimanerne prigioniera (se non ostaggio) per l’intera legislatura». Rispetto alle nostre previsioni, la situazione è addirittura peggiorata e quelle «beghe interne a partiti e lobbies» hanno coinvolto anche esponenti pidiellini del territorio e la Polverini ne è rimasta coinvolta fino al midollo tanto da essere costretta alle dimissioni.

Allo stato attuale, non sarà di certo sufficiente cambiare un nome alla lista o allo schieramento: perchè lo stesso potrebbe anche chiamarsi “Salcicce per tutti” (anche per continuità…), ma se poi al suo interno vengono ripresentati i soggetti che poco hanno a che fare con sezioni, assemblee e congressi, e molto hanno invece saputo districarsi tra euro, rimborsi-spese e propri tornaconto, il risultato elettorale (nonostante l’accattivante nome del movimento) rischia di trasformarsi per il centro destra nell’ennesima devastante debacle.


di Gianluca Perricone