L'Italia, un bel giardino fiorito

martedì 2 ottobre 2012


Il Bel Paese, così un tempo i popoli europei definivano l’Italia, è recentemente diventato anche un bel giardino fiorito, devastato per incuria da frane e smottamenti, parimenti deformato da abusivismi edilizi in ogni dove che forse, per volumi costruiti, sono persino superiori a quelli regolarmente ammessi, ma finalmente “fiorito”!

Di fiori velenosi naturalmente, di una specie che, come le erbacce, se non estirpate in tempo, crescono velocemente e infestano, sostituendosi, a ciò che di bello la natura e uomini laboriosi avevano provveduto a creare. Fuor di metafora le recenti e meno recenti vicende che hanno visto protagonisti tesorieri e capigruppo di partiti, dirigenti e responsabili di aziende sanitarie, compresa una vasta gamma di politici appartenenti all’intero arco parlamentare, hanno gettato nella depressione più nera i super tassati italiani e hanno mostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, l’intima essenza della politica italiana.

Finalmente anche coloro che dalla cosiddetta prima repubblica erano stati sempre esclusi dal convivio, si sono impossessati della tavola e con impudicizia hanno arraffato a piene mani quanto era loro consentito. Beninteso nella “legalità”. In altri termini, facendosi scudo senza vergogna alcuna dei metodi e prassi della democrazia, costoro riescono a darsi una veste “legale” per meglio depredare il popolo. Comprendo in ciò l’ultima trovata del consiglio della regione Lazio di riconoscere un vitalizio agli attuali consiglieri a partire dal cinquantesimo anno di età. Pensioni baby a ladri adulti e consapevoli di esserlo. Ladri di futuro. Tanto può questa generazione di politici, che il governo Monti si dovrebbe trasformare in governo di salute pubblica con lo scopo principale di ripristinare in Italia un principio di legalità dal quale la politica non resti esclusa, ma sia, anzi, il principale bersaglio.

Poiché però questo non sarà dato, potrebbe essere interessante appellarci all’Europa. Questa, che è intervenuta e interviene con atti legislativi e normativi tendenti a unificare merci, prodotti e servizi, potrebbe prendersi carico di unificare, con provvedimento valido per tutti i paesi aderenti, gli stipendi e i rimborsi spese di parlamentari e amministratori locali. E perché no? Dei banchieri che strabordano nei loro emolumenti senza intervenire nel sostegno alle imprese per aiutare la crescita. Lavoro questo molto più impegnativo e di grande responsabilità per il quale occorrono competenze e volontà. Se il parlamento europeo affrontasse questi temi e se fossero emesse normative unificanti i costi della politica, allora anche i cittadini italiani si riconoscerebbero con i cittadini degli altri paesi e riconoscerebbero ai politici, a prescindere dal loro valore, quanto meno una indiscutibile normalità di trattamento.

Ma già sappiamo che anche ciò non sarà né possibile né tanto meno preso in considerazione. I politici, soprattutto i nostri, sono più uguali tra gli uguali essendo ancora oggi, in piena recessione, per loro e da  loro tutto concesso. Si ritiene che per ottenere una sostanziale unificazione europea ogni paese debba perdere quote di sovranità a favore del governo centrale comunitario. E se, piuttosto che cominciare da ciò che interessa il popolo, si cominciasse dai costi della politica?


di Giuseppe Blasi