Moles: «Imu? Solo un modo per fare cassa»

giovedì 20 settembre 2012


«Ho aderito con entusiasmo nella speranza che sia un’occasione utile per dibattere tra le forze politiche al netto delle ipocrisie e nella volontà di far ripartire il paese». Così l’onorevole azzurro Giuseppe Moles spiega la sua adesione alla tavola rotonda “Per l’Italia”, promossa del direttore de L’Opinione Arturo Diaconale per sabato prossimo ad Assergi, in provincia de L’Aquila. «È un’iniziativa lodevolissima – spiega Moles – perché metterà a confronto esponenti politici che coltivano un reale sentimento riformista, a prescindere dalle formazioni politiche alle quali sono legati. Sarà un momento privo di esigenze di propaganda, al quale mi auguro possano accodarsi tanti miei colleghi». Per Moles confrontarsi sulle riforme necessarie al paese «è interesse della classe politica, ma ognuno è padrone del suo destino». «Per quanto mi riguarda – prosegue Moles – sono completamente d’accordo con quanto sostenuto ieri da Giancarlo Galan su L’Opinione in merito al tentativo di rilanciare con forza la rivoluzione liberale». 

Al centro del dibattito verrà posta la questione delle riforme istituzionali.
La modifica del nostro sistema istituzionale è tra le principali esigenze su cui bisogna insistere per far ripartire il paese. Occorre mettere mano complessivamente all’architettura dello stato. La modifica della legge elettorale è solamente uno degli strumenti attraverso i quali arrivare ad un risultato più ampio.

Che modello auspicherebbe?
La mia predilezione è per il presidenzialismo all’americana, o per il premierato all’inglese.

E il semi-presidenzialismo proposto dal suo partito?
Ho accolto quella proposta con molto favore. Costituirebbe senz’altro un passo avanti verso la realizzazione di un bipolarismo compiuto nel nostro paese. O magari addirittura di un bipartitismo?

Nonostante i progetti di riforma in senso proporzionale di cui si discute in questi giorni?
In realtà negli ultimi anni il problema è stato che i molti passi avanti che sono stati fatti, sono avvenuti attraverso forzature sostanziali del quadro politico, a fronte di un sistema istituzionale inadeguato a recepirle. Siamo tornati indietro perché le nostre istituzioni sono anni luce lontane dall’evoluzione che ha interessato la nostra democrazia.

Dunque, quale sistema elettorale?
Se devo parlare di ciò che preferirei in assoluto, sarei per il maggioritario a turno unico come quello adottato negli Stati Uniti. Parlando di cose più concrete, sono favorevole a conferire un premio di maggioranza a chi vince le elezioni.

Che negli ultimi anni non ha garantito affatto la governabilità.
Torniamo al problema principale. Senza un sistema istituzionale che disincentivi i cambi di casacca, anche il premio di maggioranza può rivelarsi inefficace. Quando Gianfranco Fini ha portato i suoi fuori dal Pdl, si è creato un terremoto politico. Mi domando: in quanti avrebbero fatto la stessa scelta se le regole prevedessero che, in caso di perdita della maggioranza da parte del governo eletto, si debba andare al voto?

A proposito di elezioni, Silvio Berlusconi ha detto che in caso di vittoria abolirebbe l’Imu. Ma quella misura non è passata anche grazie ai vostri voti?
Io non ho votato l’Imu. Insieme ad un altro piccolo gruppo di miei colleghi, che ha ingrossato le proprie fila con il tempo, sin da subito ho deciso di non votare le fiducie che l’esecutivo ha chiesto in Parlamento.

Ma la responsabilità politica rimane.
Non si può incolpare Berlusconi di quei provvedimenti adottati immediatamente dopo la caduta del suo governo. Aveva le mani legate, qualunque altra decisione avesse assunto, sarebbe stato considerato l’assassino del paese. Come d’altronde già era successo negli ultimi mesi della sua presenza a Palazzo Chigi.

Colpa della stampa?
È indubbio che ci sia stata un’ipocrisia propagandistica sulla responsabilità della crisi. Sembrava che, una volta messo da parte il Cavaliere, le cose si sarebbero rimesse a posto. Invece l’altalena dello spread è proseguita, spesso raggiungendo picchi molto al di sopra di quelli cui era arrivato in epoca berlusconiana.

Resta il fatto che mercoledì sera, a Ballarò, Elsa Fornero l’ha definito come il provvedimento più vicino alla patrimoniale che il governo poteva adottare in quel momento.
Ma certo, l’Imu equivale ad una patrimoniale. Lo stesso Bersani pensa di alleggerirla, ma vuole introdurre la patrimoniale. Le due cose si equivalgono. Occorre rendersi conto che la pressione fiscale è il problema principale per i cittadini.

Inicide anche sulla crescita economica?
Assolutamente sì. L’Imu sulla prima casa è uno dei più grandi motivi della stagnazione nella quale siamo piombati. L’85% degli italiani ha una casa, per questo dico che è come una patrimoniale. Anzi, peggio, colpisce a prescindere dal reddito. Il modo più semplice e volgare che il governo aveva per fare cassa.

Bersani vi accusa di averla introdotta per primi.
Non è affatto vero. Il governo Berlusconi inserì una tassa esclusivamente sulle seconde case. E i proventi sarebbero dovuti rimanere tutti nelle casse dei comuni.


di Pietro Salvatori