Dall'antipolitica all'antidemocrazia

mercoledì 12 settembre 2012


Per far scendere nei sondaggi Grillo, sono bastate le rivelazioni psedosegrete sulla dittatura interna al suo Movimento 5 stelle ed il dileggio dei grillini incapaci di distinguere una falsa prima pagina del Corriere da una vera. Lo smontaggio dell’ex comico guastatore è partito dagli stessi che ne hanno creato l’onda.

Il mix mortale pubblico-privato del partito Rai-La 7 e del partito Repubblica, fiancheggiatore-fiancheggiato di\da Magistratura Democratica, hanno a lungo praticato il napalm di un’antipolitica di precisione, tesa al discredito totale di aree politiche ed economiche ben diverse. Le radici di Mani Pulite stanno nella campagna ’60 -’80, per la quale metà dei businessmen italiani, erano pericolosi faccendieri. Fascisti, socialdemocratici, liberali e cattolici sono stati sottoposti, di volta in volta, in 60 anni, ad un bagnomaria di calunnie, scandali, spionaggi, spaccature indotte, illazioni e allusioni, utile spesso a metterli l’uno contro l’altro ed ad indurre scissioni e spionaggi interni.

Un bagnomaria impossibile senza mezzi, senza i media più importanti, senza una presenza cresciuta nelle istituzioni, soprattutto d’ordine e senza l’alleanza tra comunisti ed indipendenti di sinistra, espressione dell’establishment culturale e finanziario. Le tardive scuse per l’aggressione mediatica all’ex presidente Leone, del ’98 di Bonino e Pannella e quelle del 2006 del presidente Napolitano, la cui parte politica tanto se ne avvantaggiò, non producono memoria. Ci si ricorderebbe che dopo il discredito gettato sopra gli ex presidenti Saragat, Leone e Cossiga, ne è seguita una progenie peggiore, tre volte impegnata contro il voto popolare e oggettivamente alleata dell’antipolitica.

Che siano Piazza Fontana o il caso Englaro anche oggi le storie sono todo modo dello stesso establishment di sinistra post ’68, con i suoi eredi magistrati o i figli delle vittime, in comunella per carriera, con gli aggressori. Da tempo quest’area perde pezzi nelle continue giravolte che ha dovuto fare per sopravvivere; perde giornali, appeal, suspence ma non accademie, giurie e Cda. Gli tocca condannare il passato e sospirare per un tempo in cui un terzo degli eletti era comunista. Difendere franando il welfare fascio-socialdemocratico e condannarne i costruttori. Odiare la guerra e andare in visibilio per il peace keeping di Obama. Omaggiare i parlamenti, i privilegi e le caste di ieri per odiare le attuali. Disprezzare il Parlamento, i metodi di cooptazione della partitica solo perchè verdi e comunisti non riescono a entrarci più. Svergognando Berlusconi, si è condannato anche il voto popolare. Questo vulnus emorragico difficile da tamponare è la pietra miliare dell’antipolitica, che Monti senza avvedersene, riproduce, chiamando alla guerra santa contro il populismo. Ora tutti coloro che hanno spinto in cima Grillo, cioè girotondini, Moretti, folle di piazza San Giovanni, Pancho, centri sociali, radicali, Teatro Valle, Tana, Report, Lilly ed altre oche giulive, felici di avere soldi e celebrità in cambio di campagne per il popolo non lo vorrebbero più.

Gli amici hanno nuovi interlocutori di governo, cui si può perdonare una politica da disastro sociale. Come è stato acceso, bisogna sopire il gioco al massacro e riservare la satira ai governanti di ieri. La droga di messaggi malsani e bugiardi che ha già prodotto 40 anni una guerra civile fuori dal tempo, però, è stata distribuita in dosi da dipendenza man mano che l’assuefazione ala favola del capitalismo malato si faceva palese. Anche la Lega delle origini, si indentificava con l’odio sic et simpliciter per le burocrazie romane, ma poi si è stabilizzata sul nostro unico problema sistemico.

L’Idv raccoglie l’odio selvaggio per i ladri, ma con un personale politico un po’ ridicolo, un po’ discutibile, è legato alle sorti del partito dei giudici. Grillo, ricco già di suo, con l’editore Casaleggio, creatura Olivetti -Telecom di Colaninno, senza vincoli territoriali e obblighi istituzionali è andato oltre la missione affidata dai partiti di banche, Rai-La7 e Repubblica, al punto da demolirli. La sua onda somma gli odi dei tanti convinti nel tempo che se le donne di potere sono puttane, tutte le donne lo siano; che se gli imprenditori sono faccendieri, non ci sia business senza mafia; che se le burocrazie sono corrotte, lo siano le romane, le comasche e quelle di Bruxelles; che se l’acqua è a rischio, lo siano anche terra, cielo e luna; he se gli uomini trattanomale gli animali, debbano essere trattati come animali. Grillo, portato alla ribalta dal siciliano Baudo, somma le invettive di Ciccio Franco, Borghezio e Guzzanti, di casalinghe e commercianti esasperati dagli standard abbassati dall’immigrazione, dell’odio del sindacalismo antagonista e dell’imprenditore strangolato da banche e tasse.

Grillo cominciò attaccando Craxi, nemico della sinistra di Lenin e Parvus; poi per anni i Ceo Parvus delle multinazionali Usa e delle aziende nazionali. Come faceva il nostro establishment culturale quando odiava il Cefis dell’Iri, oggi dallo stesso rimpianto. Da tutto si può dissentire con Grillo tranne le sue descrizioni sulla sinistra italiana dell’Unipol e del Monte di Paschi. Cosa è, se non un morto vivente, un partito immutabile nei vertici e nei tic, passato dall’antiamerica al filoamerica, senza sangue per avvedersene; se non uno zombie felice di portare in cima l’ipocrita ed imbiancata destra storica, pur di eliminare l’anticomunismo popolare? Grillo è andato troppo in là, al 20%, da dove potrebbe prosciugare Destra, Fiom, Sel, IdV, Lega, e pirati; realizzare l‘evocato fasciocomunismo, il populismo antiautoritario di massa e togliere Palazzo Chigi a Bersani.

Per cui nei mesi a venire, santoni e santori dell’antipolitica elogeranno il Parlamento in difesa dell’antidemocrazia e faranno una guerra-derby alla migliore antipolitica del Vaffa. Ridicolizerrano giovinezza e ingenuità dei grillini naive senza contare che sbagliare e non portarsi dietro la furbizia volpina di vecchi esponenti Dc, Pci, o Democrazia Proletaria, è oggi un vantaggio. Così il populismo governato, cacciato dalla finestra, viene sostituito dalla sua variante anarchica che batte alla porta, a strangolare, come Ercole neonato, i serpenti dell’antidemocrazia.


di Giuseppe Mele