giovedì 6 settembre 2012
Nel mese di settembre riaprono nel nostro paese le scuole, i luoghi dove avviene la formazione e l’educazione delle nuove generazioni.
Ragionare e riflettere sulla condizione della scuola pubblica italiana diviene necessario, poiché offre la possibilità di comprendere e cogliere alcuni aspetti essenziali della nostra società e del mondo del lavoro rispetto alla differenza di genere tra donne e uomini. Secondo uno stereotipo consolidato nell’immaginario collettivo, l’insegnamento è un lavoro ed una professione che si addicono più alle donne che non agli uomini. Infatti in base ai dati contenuti nel rapporto Eurydice (rete di informazione della istruzione in Europa) la professione dell’insegnamento è prevalentemente femminile, visto che il corpo docente è composto per 88% da donne.
Questo dato racconta un aspetto della società occidentale su cui è necessario soffermarsi. L’insegnamento, come professione, non gode di alcuna considerazione nelle società occidentali, poiché la figura dell’insegnante è considerata molto spesso socialmente irrilevante, trattandosi di un lavoro intellettuale che è estraneo alle dinamiche del potere economico. In più, c’è da considerare un dato che riguarda la condizione degli insegnanti in Italia, le cui retribuzioni non sono particolarmente elevate.
È evidente che bisogna porre in relazione questo dato oggettivo con il fatto che il lavoro femminile nella nostra società è meno retribuito rispetto a quello maschile, visto che la maggioranza degli insegnanti è composta da donne. In più se si osserva quale ruolo abbiano le donne nelle istituzione educative di ordine superiore come le università, si nota che soltanto il 40% delle donne è inserito nel mondo della ricerca scientifica, solo il 14% delle donne è docente di ruolo, e addirittura in Italia sono soltanto due le donne che ricoprono il ruolo di rettore nei nostri Atenei
Questi dati oggettivi indicano che, da un lato, vi è la necessità di arrivare ad un equilibrio di genere nella istituzioni educative tra docenti donne e maschi in ogni ordine e grado, e dall’latro lato, che nelle istituzioni superiori del sistema educativo, come nelle università, non vi debbano essere più discriminazioni a danno delle donne. Negli altri paesi europei, sulla necessità di pervenire ad un equilibrio di genere nella professione dell’insegnamento nel sistema educativo, vi è una maggiore sensibilità politica e culturale rispetto al nostro paese. In effetti osservare quanto accade nel mondo della scuola è fondamentale, poiché nel nostro tempo non vi è solo una drammatica crisi economica, ma anche una decadenza spirituale ed educativa assai preoccupante.
Come osservava in un suo libro il professore Paolo Crepet, la crisi educativa è molto più grave di quella economica, se solo si ha il desiderio di coglierne le diverse manifestazioni nella nostra società. La scuola deve avere il compito di aiutare i giovani a scoprire la propria vocazione, aiutandoli a coltivare il sapere critico, sicchè posano essere in futuro cittadini liberi in grado di ragionare ed agire in modo autonomo ed indipendente. In particolare, in Francia recentemente ha suscitato un grande dibattito la dichiarazione del ministro della educazione Vincent Peillom, per il quale la scuola non deve limitarsi a trasmettere il sapere umanistico e scientifico, ma deve inculcare nei giovani i valori eterni dell’etica laica: la libertà, la responsabilità, il valore della conoscenza, il rispetto della dignità umana ed il principio eterno della solidarietà.
In tal modo diverrà possibile avviare il risanamento spirituale e morale delle società occidentali. Attraverso il sapere critico i giovani devono capire quali siano le motivazione dell’agire individuale, per conoscere i fondamenti ed i valori su cui si basano le democrazie liberali. Il sapere critico deve alimentare il dibattito democratico, evitando che i fanatismi e gli integralismi religiosi interferiscano con la sfera pubblica dello stato, che deve garantire la liberà per ogni opinione politica ed il pluralismo culturale e religioso nel rispetto del valore dell’alterità e della diversità. Infatti è proprio nella aule scolastiche, soprattutto nelle scuole pubbliche, che avviene la possibilità di capire la ricchezza umana rappresentata dalle tante differenze culturali esistenti nella società multietnica del nostro tempo, visto che il bambino e l’adolescente italiano, al di là della loro condizione sociale, si vengono a trovare a contatto con i figli degli immigrati stranieri, destinati a divenire cittadini italiani.
Nel nostro tempo, che è oramai dominato dalle nuove tecnologie che consentono la trasmissione perenne di immagini e informazioni, è fondamentale inculcare nella mente delle giovani generazioni il sapere critico, per evitare che la loro coscienza possa essere manipolata da chi detiene il potere di veicolare messaggi subliminali attraverso il controllo ed il possesso dei media. Un dato sconfortante, in particolare, riguarda la scuola pubblica italiana, visto che il 20% per cento dei giovani abbandona le scuole superiori, dopo avere frequentato la scuola dell’obbligo. Tutte le politiche in materia di istruzione devono essere rivolte ad evitare la dispersione scolastica, specialmente nel sud del nostro paese, e migliorare l’offerta formativa, visto che la società del futuro sarà basata sulla conoscenza. In un suo indimenticabile articolo il grande maestro di vita e di pensiero Indro Montanelli, sosteneva che è la scuola il luogo in cui il valore del civismo deve essere affermato e instillato nella coscienza delle giovani generazioni, se si vuole costruire una società di uomini liberi ed eguali.
di Giuseppe Talarico