mercoledì 5 settembre 2012
Ormai vengono comunemente definiti “quelli dell’agenda Monti”. Sono i quindici parlamentari del Partito democratico che il 10 luglio hanno sottoscritto una lettera pubblicata dal Corriere della Sera. Un appello di quell’influente ala del partito che chiede che il futuro Pd di governo si impegni a continuare nel solco tracciato dal governo Monti. Un’aspettativa che sembra essere stata messa da parte da Pierluigi Bersani, sempre più preoccupato dalla fuoriuscita di voti che dai Democratici si spostano sul versante del populismo grillino, e intenzionato a costruire un’alleanza con Nichi Vendola. Il leader di Sel ha sin dall’inizio assunto una posizione di dura critica nei confronti del governo, una prospettiva che preoccupa assai i filo-montiani.
Così, come svelato la scorsa settimana a l’Opinione dal senatore Giorgio Tonini, entro settembre i quindici si riuniranno per prendere una decisione comune su chi appoggiare alle primarie di partito. E anche se nessuno lo ammette ancora apertamente, la scelta ricadrà sull’outsider Matteo Renzi. «Il sindaco di Firenze deve ancora dimostrare di essere un vero leader – commenta un informato dirigente del partito – ma il solco con il segretario negli ultimi mesi si è allargato in modo probabilmente irreparabile». Pietro Ichino, uno dei quindici sottoscrittori, ha contribuito alla stesura dei temi economici del programma di Renzi. Salvo poi lasciare intendere di poter essere disponibile a scendere in campo egli stesso qualora gli fosse chiesto. Solo un escamotage, assicurano fonti vicine al professore, nella complicata partita delle alleanze che si sta giocando all’interno del Pd. Ichino sarebbe stato improvvido a mettersi a servizio di Renzi senza aver discusso prima delle implicazioni politiche della propria mossa. La sua cauta presa di distanza rientrerebbe nelle trattative che i quindici stanno portando avanti con il giovane rottamatore. Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che Enrico Morando, Marco Follini, Salvatore Vassallo, Stefano Ceccanti e Umberto Ranieri alla fine sosterranno Renzi. Le perplessità rimangono su cosa fare dopo. La convinzione diffusa è che il sindaco di Firenze giochi una battaglia a perdere. «Il suo obiettivo – spiega un dirigente piddino – è quello di raggranellare una buona percentuale alle primarie per mettersi a capo della minoranza interna».
«Ma un conto sono le primarie – spiegano una fonte vicina ai sottoscrittori della lettera di luglio – Un conto è la battaglia per il controllo del partito». L’obiettivo al quale Renzi dovrebbe aspirare dovrebbe essere quello di scalzare Bersani. Se diventerà premier sarà costretto a lasciare il passo. Se perderà, la sua leadership sarà messa duramente in discussione. «Se il sindaco di Firenze ottenesse un risultato vicino al 30% - continua la fonte – potrebbe seriamente pensare di candidarsi alla guida del partito. Sarebbe sicuramente un’operazione ardua e complessa, ma se vuole veramente cambiare questo partito, prima lo deve conquistare. Nelle urne».
di Pietro Salvatori