martedì 4 settembre 2012
L’italiano Monti incontra la cancelliera tedesca per l’ennesima volta, a pochi giorni dalla massima divulgazione in Italia del dettagliato “programma per la crescita”. Alcuni quotidiani economici pubblicano “la crescita” con tutti i suoi articolati, dall’edilizia alle imprese familiari passando dall’agricoltura alla meccanica e poi alla metalmeccanica: sembra siano stati coperti tutti gli spazi produttivi del Belpaese.
Qualcosa non convince. Infatti nell’incontro Monti-Merkel sarebbero state definite le “forche caudine” per la piccola e media impresa italiana, nonché per la famiglia media che ha privilegiato l’investimento immobiliare piuttosto che dare fiducia al mobiliare. Il nostro primo ministro avrebbe confessato alla cancelliera tedesca che, questa volta nessuna piccola e media produzione italiana sfuggirà alle mannaie delle varie direttive europee. Ad appoggiare il disegno antitaliano c’è una robusta maggioranza: quel partito istituzionale che va dal Pdl al Pd, passando dal fisarmonico Terzo-Polo, che appoggerebbe anche una rediviva Rupe Tarpea in nome del “dovere istituzionale”. Monti di fatto ha raggiunto il suo scopo, ha impoverito l’Italia.
All’uopo le statistiche mentono, usando l’alchimia della proiezione quinquennale dei dati spalmano la disoccupazione negli ultimi cinque anni. Omettendo che, in scarsi nove mesi l’attuale esecutivo l’ha raddoppiata. Su questa tragedia s’ammanta d’istituzionalità l’appoggio acritico del salotto buono dell’informazione e dei grandi partiti. Di fatto Monti ha promesso alla Germania che la pressione fiscale rimarrà pesante. Così da poter giustificare la svendita di Eni, Enel e Finmeccanica: è un vecchio progetto, non dimentichiamo che la politica di Monti venne già chiesta più di 60 anni fa all’Italia, quando le nazioni vincitrici pretesero il profilo basso dell’industria italiana. Ed i vecchi ingredienti tornano proprio con Monti: benzina a quota due euro al litro, disoccupazione a livelli record, informazione drogata, debito pubblico alla percentuale record del 123% rispetto al Pil (un anno fa era sotto il 120%), inflazione dal 2,1% al 3,6%, oltre il 35% di disoccupazione giovanile. Ed il leader dell’Udc trova pure il coraggio per sostenere che «l’Italia grazie a Monti è rinata, ha ritrovato la credibilità».
In tutto questo sfacelo generale casiniani e bersaniani augurano all’Italia maggioranze deboli, governi brevi. Insomma il meglio della Prima repubblica: quando l’Italia andava a rotoli ed i politici recitavano vestiti da struzzi, e con la testa sotto la sabbia. La congiuntura vuole che stia giungendo a termine il piano di smantellamento delle aree industriali, progetto antico, iniziato negli anni ‘80 (quando i Verdi italiani già intascavano quattrini dagli industriali stranieri per fiaccare le produzioni dello Stivale): così contemporaneamente chiudono Italsider a Taranto, miniere di carbone in Sardegna ed oltre 1000 medie aziende in tutta Italia. La Merkel può dirsi soddisfatta, avrà certamente un vigoroso appoggio da parte della Confindustria tedesca. Ma è giusto che gli italiani si chiedano di cosa si dica soddisfatta la classe politica del Belpaese, che per far dispetto a Berlusconi è disposta anche a tagliarsi i coglioni.
di Ruggiero Capone