venerdì 31 agosto 2012
È durato quattro anni, ma “l’idillio” tra Raffaele Lombardo, governatore dimissionario della Sicilia, e l’ex pm Massimo Russo, vice presidente della Regione e assessore alla Sanità, è finito. Le annunciate dimissioni di Russo, che verranno formalizzate nei prossimi giorni, scrivono la parola fine ad un sodalizio iniziato nel 2008, quando Lombardo gli affidò in qualità di tecnico la guida della Sanità siciliana.
L’uomo simbolo dei governi Lombardo (l’attuale è il quinto) dice quindi addio al leader del Partito dei siciliani (ex Mpa) e lascia la giunta non senza amarezza: «Considero questa mia esperienza definitivamente conclusa. In questi giorni - ha affermato Russo - ho assistito a un impazzimento della politica che non condivido: per questo ho deciso di lasciare la poltrona e di tornare a fare il magistrato». È l’ennesimo effetto della campagna elettorale in Sicilia per le elezioni del 28 ottobre, in cui giochi e giochetti, tradimenti e “amori” ritrovati, odi, rancori, risentimenti e calcoli di potere la fanno da padrone. Non sono dimissioni qualunque quelle dell’ex pm che ha già preso contatti con il Csm per rientrare in magistratura.
Il loro sapore è squisitamente politico. D’altronde l’assessore alla Sanità aveva già da tempo abbandonato il suo ruolo di “tecnico” e non solo partecipando ad eventi, congressi e quant’altro legati all’Mpa, il partito del presidente della Regione. Ha fondato un suo movimento “Team Sud” e poi ha tentato la sfida alle scorse amministrative di Palermo con una lista civica “Palermo Avvenire”, creata insieme all’assessore all’Economia Gaetano Armao, riscuotendo un modesto risultato. Ma le vere ragioni, o almeno una parte di queste, hanno un nome: Raffaele Lombardo. Russo già da tempo aveva mostrato di non condividere l’avvicinamento del governatore siciliano al leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè, con il quale i rapporti, per usare un eufemismo, non sempre sono stati sereni. Anzi.
Durissime polemiche e scontri al vetriolo, soprattutto per quanto riguarda il mondo della Sanità, avevano portato il partito di Miccichè a presentare due mozioni di sfiducia, insieme a Pdl e Pid, nei confronti di Massimo Russo. Una sfiducia che, dopo un primo tentativo andato a vuoto il 12 luglio del 2011, verrà approvata il 28 settembre. Dietro la scelta dell’ex pm di presentare le dimissioni c’è la decisione di Lombardo di avere prima appoggiato la candidatura a palazzo d’Orleans di Nello Musumeci, sostenuto da Pdl, Pid, Grande Sud, suoi strenui avversari, e poi quella di Gianfranco Miccichè. Ma non solo. Russo era considerato il delfino di Lombardo che, dopo le sue dimissioni, gli affidò la vice presidenza della Regione.
Ma il motivo, forse quello vero per comprendere la decisione dell’assessore, sta nella sua candidatura a presidente della Regione, lanciata da Giovanni Pistorio il 25 giugno scorso durante l’ennesimo restyling dell’Mpa e poi fatta cadere per meri giochi di opportunismo politico. Una candidatura che, a questo punto, era solo uno specchietto per le allodole. Eppure Russo, dopo quattro anni a fianco del governatore, avrebbe dovuto accorgersi che Raffaele Lombardo non guarda in faccia a nessuno.
di Rosamaria Gunnella