mercoledì 29 agosto 2012
È previsto per oggi l’incontro decisivo. O per lo meno è l’ultima della lunga serie di giornate definite cruciali nel lungo tira e molla che sta caratterizzando la trattativa sulla legge elettorale. La riunione del Comitato ristretto del Senato dovrà definire una bozza di legge sulla quale mettere al lavoro l’aula di Palazzo Madama. Un testo con il minor numero di incognite possibile, per non rischiare che i termini della discussione parlamentare si allunghino all’infinito. È pessimista il relatore del Pd, Enzo Bianco: «Non arrivano tutt’ora indicazioni definite su alcuni punti qualificanti della riforma della legge elettorale, da parte delle maggiori forze politiche. Domani sottoporremo al Comitato ristretto un documento che evidenzia sia i punti di intesa, sia quelli in cui permangono differenti valutazioni». Ma per Lucio Malan, che con Bianco condivide, per conto del Pdl, l’onere di relazionare sul complicato testo, «l’accordo è a buon punto».
Significa che è stata raggiunta un’intesa?
Non arriverei a sostenere tanto, perché in casi come questi o c’è una convergenza totale, anche sui dettagli, o non la si può definire tale. Ma credo che negli ultimi giorni sia emersa un’intesa anche sui punti specifici che ancora dividono i principali partiti.
La base è quella di un sistema misto? Mesi fa si parlava di un sistema a metà tra quello spagnolo e quello tedesco, oggi si pensa a mettere insieme collegi e proporzionale.
L’ispano-tedesco era già di per se un sistema composito. E la strada seguita ha confermato quella traccia, poiché si sta andando sicuramente verso un sistema misto. Ognuno dovrà rinunciare a qualcosa, ma in tale frangente un accordo di compromesso è normale e fisiologico. Deve essere in grado di raccogliere la più ampia maggioranza possibile.
Quanto sarà proporzionale e quanto basato sull’uninominale?
Quello tra maggioritario e proporzionale è uno dei punti che dobbiamo ancora dibattere. Siamo tutti convinti che il sistema di elezione dei candidati e il loro rapporto con il corpo elettorale sia uno degli elementi qualificanti della riforma.
Gli esponenti ex-An del Popolo della libertà insistono sulle preferenze. È un’istanza che può trovare spazio?
Se viene sottolineato da molti autorevoli esponenti del Pdl è evidente che è un tema reale, che dovrà trovare spazio nel dibattito. Anche il Pd, dopotutto, continua ad insistere su un sistema con il doppio turno, come quello francese. E anche se noi non siamo d’accordo non lo esclude automaticamente dal confronto.
A chi assegnare l’eventuale premio di maggioranza?
Questo è un altro dei temi sui quali manca un’intesa. Nel Pdl c’è comunanza di accordo sul fatto che debba essere attribuito al partito, e non alla coalizione. Abbiamo visto che sia con la compagine eterogenea del 2006 che con quella più compatta del 2008 non ha funzionato quale strumento che favorisse la governabilità. Senza contare che costringe a formare alleanze che contengono elementi troppo diversi tra loro.
Ma se sugli snodi fondamentali non si è raggiunta ancora una quadra, da dove deriva il suo ottimismo?
[Ride] Evidentemente ognuno rinuncerà a qualcosa.
C’è stata un’evoluzione della quale non siamo al corrente?
Sono giorni di discussioni intense. E ho gli elementi per poter dire che i margini per un via libera al Comitato di oggi ci siano.
Il Pdl otterrà una maggior quota proporzionale in cambio del premio di maggioranza alla coalizione?
Può darsi. Ma avrei risposto nella medesima maniera qualunque variabile avesse inserito nella sua domanda.
Se saltasse tutto…
Oggi non salterà tutto.
Ma qualora saltasse, c’è chi già parla di una possibile maggioranza Pdl-Lega.
È una prospettiva non all’ordine del giorno.
Indichi una percentuale per il successo della trattativa di oggi.
Il 50%
Così poco?
È la percentuale più alta da quando è iniziata la trattativa.
di Pietro Salvatori