Fini molla Musumeci per Micciché

mercoledì 29 agosto 2012


«Vado avanti perché ho il consenso di alcune forze politiche importanti e perché lo vogliono i siciliani». All’indomani della spaccatura dell’alleanza di centrodestra che aveva deciso di appoggiarlo, con l’annuncio di ieri della corsa di Gianfranco Miccichè alla presidenza della Regione siciliana, sostenuta da Grande Sud, Partito dei siciliani (ex Mpa) Fli e Mps, Nello Musumeci, leader de La Destra in Sicilia, conferma la sua candidatura alla poltrona di Palazzo d’Orleans.

È l’ennesimo colpo di scena in questa infuocata campagna elettorale, le cui ragioni, secondo l’esponente del partito di Storace che si è rammaricato per il disimpegno di Miccichè, degli autonomisti e di Fli, «non sono comprensibili e sono riconducibili ad altri tavoli ed ad altri luoghi». Un riferimento chiaramente rivolto a Gianfranco Fini. «Credo - ha dichiarato Musumeci - che il telefono della presidenza della Camera, in questi giorni, sia stato impegnato in lunghe conversazioni con Palermo e Catania e questo la dice lunga sul  reale interesse nei confronti della Sicilia».

È possibile infatti che il presidente della Camera, per salvaguardare il suo rapporto con Casini a livello nazionale e per evitare la spaccatura di Fli in Sicilia tra chi era orientato a sostenere Musumeci e chi, invece il candidato di Pd e Udc, Rosario Crocetta, abbia scelto una terza via: convergere su Miccichè. E sembra davvero strano che il leader di Grande Sud, che la scorsa settimana aveva proposto con l’avallo di Raffaele Lombardo (o secondo alcuni su suo suggerimento) il nome dell’ex sottosegretario del governo Berlusconi, abbia improvvisamente, nel giro di poche ore, capovolto la situazione. Musumeci «non ha sposato lo spirito sicilianista di Miccichè», gli rimproverano da Grande Sud che motiva così il ritiro del suo appoggio alla candidatura dell’esponente de La Destra e il ritorno in campo del proprio leader. Musumeci, però, non ci sta alle accuse e invitando Miccichè a ripensarci tira dritto per la sua strada con il sostegno del suo partito, del Pdl, compresi i “dissidenti” di Innocenzo Leontini, il Pid di Saverio Romano e riformisti di Stefania Craxi.

Se poi a tutto questo si aggiunge il “veto” non autorizzato del co-coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione nei confronti di Raffaele Lombardo, si ha il quadro della somma degli errori che potrebbero tornare utili alla candidatura di Crocetta e alla sua elezione a Palazzo d’Orleans. Di tutto ciò chi si assumerebbe la relativa responsabilità politica? E immediatamente il pensiero va alle prossime politiche. Ma con chi si alleeranno alle elezioni nazionali Grande Sud o Il Partito dei siciliani? Con l’Udc o il Pd? L’ex Mpa di Raffaele Lombardo non sembra fin ad ora trovare sponde  a sinistra o nell’Udc, mentre potrebbe incontrare una probabile disponibilità del Pdl, nonostante le dure polemiche che hanno accompagnato il suo governo, ad inserirlo in un quadro di alleanze nazionali. La partita in Sicilia potrebbe sembrare chiusa, ma nell’Isola si è abituati  a repentini cambiamenti, fino all’ultimo momento. E non è escluso un ennesimo colpo di scena.


di Rosamaria Gunnella