Musumeci, l'uomo del centrodestra in Sicilia

sabato 25 agosto 2012


Ha il tipico aplomb anglosassone, è considerato un buon amministratore, si è sempre tenuto lontano da lotte e conflitti politici e lavora ad un progetto legato all’identità e al territorio. Sebastiano Musumeci detto Nello, leader de La Destra in Sicilia, designato candidato alla Presidenza della Regione siciliana dalla coalizione di centrodestra (Pdl, Grande Sud, Partito dei siciliani, Pid e Alleanza per l’Italia) si è politicamente formato nelle fila della destra catanese.

Nato nel 1955 a Militello, piccolo centro della provincia etnea, bancario, giornalista pubblicista da molti anni e di formazione cattolica, a quindici anni entra nella Giovane Italia, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Da allora inizia la sua carriera politica che lo porterà a ricoprire vari incarichi, a livello comunale, provinciale ed europeo, prima con l’Msi, poi con An e infine con Alleanza Siciliana, il movimento autonomista di destra a carattere regionale, da lui fondato nel 2005 dopo il “divorzio” da Gianfranco Fini.

Nel 2007 il suo movimento confluirà ne La Destra, di cui è stato uno dei fondatori e vice segretario nel 2008. È politicamente molto apprezzato, come lo è la sua oratoria che Berlusconi definì «sublime». Ritenuto da molti un uomo elegante, quasi d’altri tempi, sia per il suo portamento che per l’affabilità del suo carattere, dietro il pizzetto che lo contraddistingue da sempre, si nasconde un papà e un nonno premuroso. Ma non solo. Per un decennio, dal 1994 al 2003, è stato presidente della Provincia di Catania, raccogliendo un grande consenso personale: è stato il primo ad essere eletto direttamente dai cittadini. La sua popolarità, soprattutto a Catania, è legata proprio ai risultati ottenuti nel corso della sua attività amministrativa che non ha mai suscitato polemiche o provocato scandali. Un’esperienza, quella alla Provincia, che i catanesi ricordano ancora per la correttezza e la coerenza con la quale è stata condotta.

Per molti anni, prima dell’addio ad An, Musumeci, anche per il numero di preferenze ottenute alle Europee del 2004 (116.732), diventa l’uomo di punta del partito di Fini in Sicilia. Deputato al Parlamento europeo per tre legislature, nel 2006 in polemica con Fini per l’appoggio a Totò Cuffaro, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, si candida in solitaria con il suo movimento, ottenendo solo il 5,3 percento dei consensi. Nel 2008 sfida un’altra volta il centrodestra e corre per la poltrona a sindaco di Catania, sostenuto da una lista civica con il suo nome, contro l’ex compagno di partito Raffaele Stancanelli. Sebbene ottenga il 25 per cento dei voti, superando il candidato del centrosinistra, Musumeci non viene eletto ma risulta il consigliere comunale più votato della città. Nel 2011 viene nominato da Berlusconi sottosegretario al ministero del Lavoro. Chi lo conosce dice di lui che è una persona pignola, precisa ma non assolutista.

Certamente è una personalità in grado di essere da “collante” tra le varie anime del centrodestra che, da Raffaele Lombardo a Giuseppe Castiglione, hanno espresso un consenso unanime nei suoi confronti. «Non ho mai fatto parte dell’Assemblea regionale siciliana, né dei governi Cuffaro e Lombardo”, ha affermato Musumeci. “Questo - conclude - non è un merito ma un vantaggio perché essendo estraneo alle lotte e ai conflitti posso essere elemento di mediazione».


di Rosamaria Gunnella