venerdì 17 agosto 2012
Riduzione dell’Irpef? Monti non ci sta affatto pensando. Basta una nota, al premier, per mettere a tacere le voci secondo cui il governo starebbe studiando una possibile riduzione dell’Irpef. «La Repubblica del 15 agosto annunciava in prima pagina “Monti studia il taglio dell’Irpef” - si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi - Non ho voluto smentire il giorno stesso, per non amareggiare il Ferragosto degli Italiani. Per serietà, devo però precisare che il governo non ha attualmente allo studio un provvedimento di questo genere. Il carico fiscale sulle persone fisiche e sulle imprese in Italia è senz’altro eccessivo, ma in questo momento l’attenzione per il riequilibrio della finanza pubblica non può essere allentata». «Fin dall’inizio del suo mandato il governo - prosegue Monti - con il costante ed essenziale appoggio del Parlamento, pur avendo dovuto fronteggiare una grave emergenza, ha avviato riforme strutturali dell’economia e dello stato che renderanno possibile conseguire un bilancio strutturalmente in pareggio (condizione per uno sviluppo economico e sociale sostenibile) pur con minori imposte. Un fisco meno gravoso è una sacrosanta esigenza per i contribuenti onesti. Renderlo concretamente possibile, senza fare promesse irrealizzabili, è un obiettivo tra i più importanti per il governo. Ma prima che la politica di risanamento e di riforma venga consolidata, se possibile anche con radici che ne rendano probabile la prosecuzione con i governi che verranno, iniziare a distribuirne i benefici (ad esempio riducendo l’Irpef) sarebbe prematuro». «Quando una tale prospettiva verrà delineata e sarà considerata credibile anche dai mercati - conclude Monti - ipotesi di un minore carico fiscale saranno non solo auspicabili, ma concretamente realizzabili».
Una smentita, quella del premier, che non è piaciuta agli esponendi della vecchia maggioranza di governo. «Dice bene il presidente del Consiglio Mario Monti sull’impossibilità di tagliare le tasse senza aver prima consolidato i conti - dichiara Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl - È una verità condivisibile. Ma ogni timidezza del governo nella revisione della spesa complessiva e di quella sociale avrà come conseguenza un ritardo nel taglio delle tasse, obiettivo prioritario per rilanciare la crescita del paese. Non farlo, significa che Monti ha sposato una linea di politica economica che lo porta in una condizione di conflitto o di distanza con il Pdl».
Ancora più diretto l’ex ministro leghista Roberto Calderoli, attualmente responsabile organizzativo federale e responsabile del territorio per la Lega Nord, che ipotizza un intervento per così dire “esogeno” alla base delle dichiarazioni del premier. «È bastato il semplice abbaiare del “cane pastore tedesco” contro la Grecia per far subito innestare la retromarcia a Monti sulle tasse - dice Calderoli - Non ne dubitavamo, del resto sarebbe stato un atto contro natura per il governo Monti quello di ridurre le tasse, visto che questo governo è stato creato e poi sostenuto per aumentare le tasse e affossare il Nord. E comunque le tasse ce le ridurremo da soli non appena verrà realizzata l’indipendenza della parte sana del paese». Sempre, aggiungiamo noi, che Frau Merkel dia il suo benestare alla secessione.
di Redazione