Bologna tra retorica e colpevoli di repertorio

venerdì 3 agosto 2012


Colpevoli di repertorio. Retorica istituzionale. Segreti di stato ancora inconfessabili. E quelle verità a metà («furono i palestinesi») raccontate nel 1998 da Cossiga a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che si erano recati in pellegrinaggio al suo studio di via Ennio Quirino Visconti nella vana speranza che coltivano legittimamente da 20 anni di togliersi il marchio d’infamia. Provocando però le risentite reazioni di chi vorrebbe che accettassero supinamente la sentenza indiziaria e assai lacunosa che la sorte ha assegnato loro. Ogni 2 agosto alle 10 e 25 sono in tanti a dare il peggio di sè, dentro e fuori dal governo italiano, andando a commemorare quegli 85 morti che dal 1980 non trovano pace nè verità. Quest’anno il ministro tecnico dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha goduto dell’appoggio dei familiari delle vittime e quindi non si è beccata la solita salva di fischi che aveva convinto il governo Berlusconi alla ritirata nelle ultime due commemorazioni per limitare i danni di immagine. In compenso la vulgata della “strage fascista a tutti i costi” quest’anno è  stata messa in dubbio da un deputato finiano, Enzo Raisi, su cui si sono catalizzate le ire e le imprecazioni della sinistra e di una parte dei familiari delle vittime. Prima di lui la Cancellieri  ha cercato il facile consenso andando a bacchettare Giusva Fioravanti, reo di non accettare, come d’altronde non la accetta Sofri, mutatis mutandis, per l’omicidio Calabresi, una sentenza definitiva che lo inchioda al ruolo di stragista fascista possibilmente eterodiretto da P2, Cia e perchè no anche il Mossad. 

Una bacchettata che prende a pretesto una “intervista fantasma”, quella in cui Fioravanti avrebbe ironizzato sulla suocera del presidente dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi, definendo una “non perdita” la sua morte. 

Il problema è che questa intervista sembra non esserci mai stata, almeno a livello ufficiale, e difatti anche ieri sera tardi su Raitre è stata trasmessa una versione doppiata da attori, sul modello delle intercettazioni all’epoca di Anno zero.

D’altronde volere a tutti costi due colpevoli fascisti, peraltro già macchiatisi di altri omicidi e quindi considerati “vuoti a perdere” nella mentalità un po’ burocratica e feroce di coloro che chiedono una giustizia verosimile e  un risarcimento, purchè sia, allo stato, è l’altra faccia della medaglia di ostinarsi a chiedere l’abolizione di ogni segreto di stato sui mandanti occulti delle stragi. A patto che tale segreto stia lì a indicarci la “spectre” atlantica che ha ordinato le stragi dal 1969 al 1980, sempre e comunque “fasciste”, per impedire al Pci di andare al governo. In questa ottica del “tutto si tiene”, che è quella che sembra essere cara ai familiari più politicizzati delle innocenti vittime della strage del 2 agosto 1980, anche le autorità politiche, di governo e istituzionali, sembrano rassegnate, o forse liete, nell’ adeguarsi. E quindi ogni anno il 2 agosto si registrano le stesse polemiche, le stesse provocazioni, le stesse richieste di abolire un segreto di stato che sulle stragi in quanto tali è inesistente (lo disse anche l’ex presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino in più occasioni) e le stesse ipocrite promesse da parte del governo di farlo. Finchè si è di bocca buona e si recita tutti nello stesso minuetto allora si può continuare in questo rassicurante gioco delle parti.

Dove e quando  può nascere un problema allora?

Allorchè il “finiano che non ti aspetti”, ossia politically uncorrect e non conformista come il buon Enzo Raisi, ti tira fuori la pista dell’esplosivo medio orientale in transito da Bologna, che magari potrebbe essere esploso per caso. Quello sì vero inconfessabile segreto di stato sin dai tempi del famoso lodo Moro-Giovannone che diede ai terroristi di Arafat, e ad altri movimenti arabo palestinesi che praticavano la lotta armata ben prima di convertirsi all’islam fanatico e geopolitico del dopo 11 settembre, la libertà di movimento e di trasporto armi ed esplosivi in Italia. In cambio del tenere fuori da attentati contro obbiettivi, generalmente ebraici ed israeliani, il nostro territorio nazionale. Patto infranto dai palestinesi più volte, la più clamorosa quando attentarono alla vita degli ebrei romani uccidendo il piccolo Stefano Gay Tachè davanti alla sinagoga maggiore il 9 ottobre 1982 all’epoca della prima guerra tra Israele e Libano.

Tanto per dare una dimensione del fenomeno dello stragismo palestinese in Europa si calcola che dal 1968 agli inizi degli anni ’90 i morti causati, ben prima di bin Laden, da quella gente fossero già circa 80 a cui vanno aggiunti quasi 300 feriti gravi.

Ecco, se c’è un segreto di stato da togliere su Bologna, su Ustica e forse persino su qualche vecchia strage degli anni ’70 sui treni, potrebbe essere questo: quante esplosioni, accidentali o volute, sono ascrivibili a ricatti e a manovre all’ombra del patto Moro Giovannone con Arafat, Settembre nero e la galassia terroristica degli anni ’60 e ’70 arabo palestinese?

Parlare di questo però in Italia equivale a infrangere un tabù. Per cui, anche se è assodato che Thomas Kram, della rete terroristica “Separat” di Ilich Ramirez Sanchez, al secolo Carlos, noto esecutore conto terzista di attentati negli anni ’70 e ’80 per i paesi arabi, sia stato a Bologna tra l’1 e il 2 agosto, per incontrarvi un’altra pasionaria terrorista arrestata anni dopo con esplosivo simile a quello della strage, citare questa ipotesi ed essere bollati di depistaggio è tutt’uno. E infatti per Raisi ieri gli insulti si sono sprecati, anche perchè lui la polemica con Paolo Bolognesi se la è andata a cercare con il lanternino.

Molto più rassicurante mandare una lettera piena di generiche rassicurazioni come ha fatto il Capo dello stato. Che ha scritto: «Il ricordo delle vittime innocenti del terrorismo consente di trasmettere e condividere il senso della libertà e della democrazia, la volontà di contribuire alla tutela dei principi e dei diritti costituzionali, da qualunque parte vengano insidiati o feriti. In questa ottica, assumono particolare importanza sia le iniziative intraprese per ricostruire ogni aspetto delle inchieste giudiziarie e parlamentari sulla strage sia quelle, umanamente toccanti, che ripercorrono quel drammatico 2 agosto 1980 attraverso i volti e le storie delle vittime e di tutti coloro che hanno visto violentemente interrotti sogni, speranze prospettive e che oggi testimoniano la brutalità senza senso di un attentato tanto folle quanto feroce. Con questo spirito, esprimo a lei, illustre presidente, ai feriti e ai famigliari delle vittime la più sentita solidarietà mia e dell’intero paese». Seguendo così l’esempio di tutti i suoi predecessori da Cossiga in poi che per primo il 2 agosto 1980 parlò di strage fascista. Perchè in Italia la strage se non è fascista che strage è?


di Dimitri Buffa