Diciott'anni come se nulla fosse stato

martedì 17 luglio 2012


La macchina del tempo è tornata indietro di diciotto anni: stesso nome, stesso leader e, a quanto pare, con una Minetti in meno. Ci si illude così di ottenere lo strabiliante successo del ’94, facendo però finta di nulla di fronte ad alcuni elementi negativi che hanno ridotto quello che fu il Pdl a combattere (in termini di percentuale) con il Movimento a 5 stelle.

In molti ci si era illusi che le ultime batoste elettorali rimediate dal centrodestra costituissero motivo più che sufficiente per un ripensamento di fondo del maggior partito moderato italiano. Incluse certe dimissioni che sembrano non essere neppure nell’anticamera del cervello degli interessati: cambiano l’abito, ma restano lì incuranti dei loro inconfutabili fallimenti.

Sarebbe poi quanto meno ipocrita non ammettere il pressocchè totale fallimento di quella promessa “rivoluzione liberale” della quale, in tutti questi anni, non si è vista neppure l’ombra dell’ombra. 

E sarebbe altrettanto da farisei far finta che il gruppo dirigente (sia nelle realtà locali che nei palazzi della Capitale) continui ad andar bene così come è composto: come dicevamo, la scossa sarebbe rappresentata più dalle dimissioni che non da un repentino cambio d’abito o, peggio ancora, dal solito “come se nulla fosse”. Il Pdl ha perso, oltre che Palazzo Chigi, il governo di diverse realtà locali (anche storicamente di destra) e nessun dirigente si è assunto le proprie responsabilità lasciando, di conseguenza, l’incarico. Sui vertici nazionali stendiamo, in questa sede, il solito velo pietoso. Al solo Alfano è toccato lo spiacevole ruolo di parafulmine per un fiasco elettorale che ha del clamoroso. E non si vuole neppure sprecare inchiostro sull’apparente anarchia regnante nei gruppi parlamentari di Senato e Camera. E chi dovrebbe lasciare il proprio incarico? Nicole Minetti. Ma per piacere… 

La vogliamo proprio dire tutta? Gli sviluppi di questi giorni potrebbero invece confermare che “solo con Berlusconi si vince” il che, di conseguenza, significa che il Pdl (e prima Forza Italia) non è stato in grado di creare una classe dirigente che fosse di ricambio ed in grado di dar vita, al momento giusto, ad una nuova stagione politica. Con il ritorno al passato, il partito del Cav. rischia di allontanarsi definitivamente da tutti coloro (e sono tanti) che sono delusi dalla partitocrazia nostrana, e da tutti quei giovani (e non solo loro) che, con l’esaltazione dell’antipolitica, hanno espresso la loro voglia di politica, quella vera, fatta di ideali e di valori.


di Gianluca Perricone