Il colpo grosso di Bankitalia

domenica 8 luglio 2012


La depressione economica produce inevitabilmente anche una depressione psicologica che conseguentemente, con la perdita di fiducia nel futuro, annulla ogni capacità di intrapresa. Questo fenomeno, ben visibile nell’immediato, potrebbe durare tempi indefiniti e, si potrebbe pensare, potrebbe terminare solo a seguito di eventi traumatici come le guerre che mettono un punto. Dopo di che si ricomincia. L’attualità, connotata di tempeste economiche che attanagliano alcuni paesi europei, Italia compresa, con gli Usa che, dimentichi delle loro colpe passate e presenti, pretendono che siamo noi europei a pagare la voragine creata dalle loro banche, e altro ancora, sembrerebbe non lasciarci scampo soprattutto in presenza di un governo di teorici incapace di progettare il futuro che non sia il termine dei lavori sulla Salerno- Reggio Calabria.

In realtà, fermo restando quanto sta accadendo su scala mondiale, per gli italiani alcune soluzioni sono possibili. Proviamo ad accennarne una.

Sappiamo che un vulnus alla nostra economia è costituito dalla non operatività delle banche rispetto il credito all’impresa in generale. Sappiamo che questa non operatività è voluta dalle alte dirigenze che guadagnano molto rischiando pochissimo investendo in titoli di stato i fondi che provengono dall’Europa. Sappiamo anche che questo insano comportamento deriva da voglia di fare utili per ottenere dividendi sempre più alti e sempre più remunerativi per le tasche di pochi. Sappiamo anche che non è estranea una perdita di professionalità specifica nella materia dei crediti speciali che deriva da anni lontani che non è il caso in questa sede di analizzare nello specifico.

In questo non smentibile quadro di incompetenza misto a interessi privati, a soffrire sono imprese, cittadini e giovani che restano disoccupati e quindi l’intera collettività sottoposta a una ferrea dieta dimagrante.

Ecco allora che l’unico mezzo per un percorso nel quale sia possibile per le aziende riprendere a progettare e investire è un intervento forte da parte di Bankitalia e di questo governo che del sistema bancario è massima espressione e immagine. Sempre che, naturalmente, ambedue abbiano forza e volontà, e sempre che la supposta Spectre della finanza mondiale lo consenta.

L’ipotesi è quella di fondare una banca di stato che abbia come unico compito quello di raccogliere la massa monetaria di provenienza europea, insieme a quella proveniente dai risparmiatori italiani, per riversarlo poi alle imprese; il tutto attraverso apposite sezioni di credito speciale con personale a ciò preposto e preparato.

La raccolta da parte dei risparmiatori sarà possibile tramite emissione di bond finalizzati al credito all’edilizia, all’industria, all’agricoltura, al turismo e a tutte le altre attività produttive. Gli italiani, a fronte di obbligazioni garantite dagli investimenti suddetti e i cui interessi potrebbero inoltre essere previsti esenti da tasse, risponderebbero certamente con slancio e rinnovato interesse. Alle banche, per come le conosciamo, resterebbero le competenze più banali del settore che sembrano essere quelle che più loro si addicono.

Con questa strategia del credito il sistema si finanzierebbe in gran parte al suo interno, gli investimenti privati riprenderebbero e con loro l’economia tutta.

Che a sostenere l’intervento dello stato sia un liberale convinto non deve meravigliare. Il liberalismo non è assenza dello stato; esso è semplicemente espressione e metodo per una democrazia anche economica che agisce in un ordinario sistema virtuoso ma che, quando prende strade pericolose, come è al momento, è difesa dall’intervento  dello stato. Come si conviene in una società organizzata. Cessata la crisi cesserà l’intervento dello stato, e con esso la sua banca creata solo e soltanto per ridare slancio agli investimenti.

Certo, occorrono coraggio, attributi e amor di patria che non sappiamo se siano in possesso degli attuali reggenti non eletti di questo paese.


di Giuseppe Blasi